Il testo della commemorazione letta da Eugenio Galli, presidente Fiab CICLOBBY, durante l’ultimo saluto a Luigi Riccardi nella parrocchia di S. Agostino a Milano.
In ricordo di Gigi.
18 giugno 2008
Gigi era un inguaribile ottimista.
Il suo non era tuttavia un ottimismo “di maniera”, di quelli – tra l’ingenuo, il superficiale e l’inebetito – che guardano a ciò che li circonda pensando, come Candido, che “viviamo nel migliore dei mondi possibili”. No.
Piuttosto, non si arrendeva al declino, alla decadenza, all’impotenza, non cedeva all’ignavia.
Gigi amava, di fronte alle difficoltà, scegliere la sfida dell’impegno.
Egli combatteva il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà.
Io l’ho conosciuto all’inizio degli anni ’90 quando mi avvicinai a CICLOBBY, di cui un’amica mi aveva segnalato l’esistenza. Gigi ne era stato, insieme ad Augusto Castagna e Pippo Torri, il fondatore ed è rimasto nel tempo come animatore e leader naturale di un movimento cicloambientalista che muoveva allora i primi passi.
E ricordo quest’uomo, già allora riconoscibile per la sua folta e vistosa chioma leonina, sempre sorridente e gentile, dai modi garbati, ma anche con quel fare discreto che lo faceva magari apparire distaccato, a chi non lo conosceva.
Ne ammiravo l’impegno e l’entusiasmo ma, in quei primi anni, ero più spettatore che partecipante.
E fu proprio Gigi, in più occasioni, a cercare di coinvolgermi nella vita associativa, stimolandomi a partecipare attivamente.
Anche questo era Gigi: una persona con la vocazione da educatore, con una straordinaria capacità di motivare, di coinvolgere, di far crescere, di avvicinare persone anche molto diverse fra loro, di suscitare interesse e attenzione. Che fossero bambini o adulti, amici o avversari.
Luigi era uomo di ascolto, dialogo, inclusione, sempre aperto al confronto oltre steccati e pregiudizi. Sapeva, con una naturalezza unica, relazionarsi con chiunque, trovando i modi giusti con ciascuno.
E, nell’ascolto, riusciva a trovare la sintesi di posizioni pure talvolta distanti, cercando, anche nelle argomentazioni apparentemente più lontane, di privilegiare gli elementi di unione rispetto a quelli di divisione, e senza per questo venir mai meno ai principi nei quali credeva fermamente.
Gigi ha avuto una vita intensa e piena, nella quale ha saputo donare molto a tanti con generosità davvero inconsueta.
E ciascuno di noi potrebbe forse raccontare aneddoti, episodi, quadri, storie, ricordi di questa vita così ricca di relazioni. Basti solo vedere quante contaminazioni culturali ha saputo promuovere (oltre alla bici, l’associazione dei pedoni, i rapporti con altre associazioni ambientaliste, con i comitati di cittadini...).
Per chi ha attivamente vissuto nella nostra associazione, a livello locale quanto nazionale, Gigi è stato un saldo punto di riferimento.
Non si accontentava mai se qualcosa andava bene, come non si scoraggiava se andava male. Non si adagiava mai riposando su abitudini o conformismi, ma si guardava intorno pronto a cogliere ogni segnale, ogni novità. Non si accontentava di elencare problemi, magari per cavalcarli in modo fine a sé stesso, ma si produceva sempre nella ricerca di soluzioni e di proposte.
Era sempre in fermento, pronto a pensare nuove iniziative in ogni occasione, a esplorare nuove strade, ad aprire nuovi orizzonti, attivare nuovi impegni, nuovi progetti.
Gigi era una vera fucina di idee e di attività. Sapeva guardare sempre in modo nuovo anche a problemi vecchi.
La sua grande capacità di visione, ampia e profonda, la sua lungimiranza, l’entusiasmo, l’estro e il genio creativo non sempre ricevevano anche da noi accoglienza, talvolta risultavano quasi temibili: a volte eravamo noi stessi spaventati dalla imponenza di imprese che ci parevano proibitive mettendo a dura prova le nostre scarse energie, ma non l’infaticabile Gigi che sapeva ogni volta stupirci con il suo impegno, con la sua capacità davvero unica di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Sembrava che riuscisse a moltiplicare le proprie energie.
Il suo impegno per l’associazione era totale, assorbente, la dedizione profonda.
Il suo entusiasmo derivava dalla passione che metteva in ciò che faceva, si trattasse di una escursione in bici, di un incontro con i bambini, di un progetto per un’amministrazione o un ministero, di un’assemblea o manifestazione.
I temi della qualità della vita, della sostenibilità, della tutela dell’ambiente, che la bicicletta per noi incarna e sintetizza, erano asse portante del suo pensiero.
La bicicletta era per lui una missione continua, presente e futura, ma anche una fonte di piacere e di socializzazione.
Diceva spesso che noi siamo fortunati perché, con le nostre associazioni, possiamo fare del bene, divertendoci.
E Gigi ha saputo in questo essere la stella polare di un movimento, quello cicloambientalista, che in Italia di fatto nasce con lui e gli deve moltissimo in tutti i campi e settori di intervento.
La ricchezza del suo pensiero e la trasversalità delle sue competenze, che abbracciavano le più diverse discipline, erano per noi una risorsa inesauribile, così come la sua capacità di pensare oltre gli schemi, la determinazione e la vitalità del suo entusiasmo genuino.
Cosa sarebbero state CICLOBBY a Milano, la FIAB in Italia, senza l’abnegazione di Gigi, senza la figura di questo autentico maestro di vita?
Gigi c’era sempre.
Per me, per molti di noi, era un amico e un riferimento imprescindibile.
Luigi è una di quelle persone che nascono forse una volta ogni cent’anni e che può anche capitare di non incontrare nell’arco di una vita intera. Per questo gioisco della sua conoscenza.
Progressista nell’animo, col senso e lo spessore della storia, Gigi era uomo di pace: amava la pace e sapeva affermare sino in fondo le proprie idee senza mai risultare aggressivo.
Il suo era un impegno civico – per il quale bene fece il Comune a conferirgli un riconoscimento pubblico nel 2002 – una missione non teorizzata ma praticata ogni giorno, senza finalità personali, ambizioni politiche, senza competitività sterile ed esibizionistica, con l’unico obiettivo di perseguire il bene della comunità. Un esempio di cittadino virtuoso.
E chi lo conosce sa che Gigi non ha mai smesso un attimo di pensare alla bici, neppure negli ultimi giorni, quando la malattia se lo stava portando via.
In una società che appare oggi spesso segnata da una conflittualità trasversale, prigioniera delle proprie ansie, paure, nevrosi, autoreferenzialità, che sembrano non risparmiare quasi nessun settore – dalla scuola alla famiglia, dalla politica alla vita quotidiana, senza escludere neppure il mondo del volontariato – Gigi era per me un’oasi di serenità, la cui sola presenza giungeva rassicurante.
Era, insomma, una persona perbene. Un uomo mite, gentile, giusto.
A questa città dove è nato e ha vissuto, che ha molto amato e che conosceva palmo a palmo, Gigi ha dato tantissimo.
E anzi, proprio in questa Milano ex capitale morale, frenetica e distratta, spesso assente e grigia Gigi ha saputo gettare un seme di speranza affinché, attraverso l’impegno consapevole di ciascuno, il futuro possa essere desiderabile, all’insegna della sostenibilità.
Si dice che, per chi resta, il dolore nasce dall’assenza.
Non è solo questo.
Un grande rammarico non è solo per la perdita di una persona straordinaria e per me unica, un amico – anche perché Gigi è qui e resta con noi nei nostri cuori e nel ricordo – ma è soprattutto forse perché, proprio nella sua città, egli non ha potuto vedere l’inizio, la concretizzazione almeno parziale di ciò per cui si è battuto con grande “pazienza e tenacia”: cioè una città finalmente a misura di bici e dunque a misura d’uomo.
“I tempi lunghi – citava spesso – sono quelli in cui saremo morti”. Per lui il momento del distacco è arrivato, tocca ora a noi proseguire l’impegno.
Sono tra coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e gli sono grato per quello che ha dato alla città e alla sua seconda famiglia: le associazioni CICLOBBY e FIAB.
Mi mancherà la sua voce forte e affettuosa, il suo sorriso, la sua confortante presenza. Mi mancheranno i suoi consigli e la sua esperienza.
Ma poiché ho avuto il privilegio di conoscere anche il Gigi privato, ci sono per me altri due motivi di profonda gratitudine nei suoi confronti, che desidero condividere qui con un cenno.
Uno è quello degli scorci di vita familiare che ho vissuto, a partire da quell’affetto e stima che visibilmente legava lui e Rosanna reciprocamente, e che tante volte mi ha riempito il cuore, anche perché così diversa dalla mia storia familiare.
L’altro è l’arricchimento che Gigi ha saputo darmi anche nei giorni della malattia, fino all’ultimo saluto, solo poche ore prima, con una grande dignità.
Ora posso lasciarti andare, caro Gigi, sulla tua biciclettina leggera.
Ma ovunque tu sia, veglia su di noi.
Grazie Gigi!
Un bacio
Eugenio Galli
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