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COMODO-NEWS 1/04
Confederazione Mobilità Dolce

maggio 2004

Co.Mo.Do. è una confederazione di Associazioni che si occupano di mobilità alternativa, tempo libero e attività outdoor - Co.Mo.Do. è un tavolo allargato di discussione e proposta sui temi della mobilità dolce, dell'uso del tempo libero, del turismo e dell'attività all'aria aperta con mezzi e forme ecocompatibili.
Obiettivi di Co.Mo.Do sono la promozione, attraverso forme e modi da definire, di una rete nazionale di mobilità dolce che abbia come requisiti fondamentali:
- il recupero delle infrastrutture territoriali dismesse (ferrovie, strade arginali, percorsi storici ecc.);
- la compatibilità e l'integrazione fra diversi utenti; la separazione dalla rete stradale ordinaria, o in certi casi la protezione della mobilità dolce sulle strade promiscue con i mezzi motorizzati a bassa intensità di traffico;
- l'integrazione con il sistema dei trasporti pubblici locali e con la rete dell'ospitalità diffusa.

Aderiscono a Co.Mo.Do.: Associazione Italiana Città Ciclabili - Associazione Italiana Greenways - Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche - Associazione Utenti del Trasporto Pubblico - Camminacittà - Cescam - Club Alpino Italiano - Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus - Federazione Italiana Turismo Equestre e Trec - Federparchi - Ferrovie Turistiche Italiane - Inventario per le vie di comunicazione storiche - Italia Nostra - Legambiente - WWF Italia.
Affiliati a Co.Mo.Do: Trek&Bike


1. Il seminario di approfondimento sulle ferrovie dismesse.
Sabato 24 aprile 2004 si è tenuto a Milano, presso i laboratori del Politecnico di Architettura, il previsto Seminario di studio e di approfondimento sul tema delle ferrovie dismesse organizzato dalla nostra Confederazione. Il tema è particolarmente vivo perché riguarda uno dei cardini per la costruzione di una rete nazionale di mobilità dolce: il recupero, appunto, delle infrastrutture territoriali dismesse e delle ferrovie in particolare. All'incontro hanno partecipato esperti, membri di Co.Mo.Do, studenti, ricercatori; in totale una trentina di persone, nell'arco dell'intera giornata.
Ha aperto i lavori Francesco Midiri, giurista dell'Università Cattolica di Milano. Il patrimonio ferroviario fisso - secondo Midiri - è un bene pubblico e appartiene, nello specifico, alla schiera dei beni demaniali accidentali, conferiti allo Stato, alle Regioni ecc. In quanto tale, il patrimonio fisso ferroviario - il suo sedime, in particolare - dovrebbe essere ritenuto un bene non alienabile e non espropriabile ma il suo trasferimento nel comparto delle Ferrovie dello Stato ha comportato una trasformazione del regime, assegnato al bene stesso: da bene di demanio accidentale a bene patrimoniale disponibile. Si tratta, in ogni caso, di un tema di discussione giuridica ancora aperto in cui, ad esempio, emerge la posizione assunta dal Consiglio di Stato che considera il bene patrimoniale ferroviario un bene di pubblico servizio il quale , di conseguenza, è assolutamente indisponibile.
Non è un caso che, per favorire il riuso o l'alienazione dell'infrastruttura ferroviaria, sia sempre necessario un atto formale di dismissione del servizio, dunque del servizio pubblico di trasporto. Attualmente le Ferrovie dello Stato (RFI) esercitano un diritto di alienazione del loro patrimonio fisso con conseguente mutamento della destinazione d'uso. Da ciò si evince che il mancato utilizzo del sedime da parte di una società esercente non è sufficiente a rendere il sedime stesso liberamente disponibile per altri usi. Altra cosa è invece l'impianto di una variante a un tracciato ferroviario già esistente. In questo caso esiste una sdemanializzazione di fatto poiché il servizio non è cessato ma trasferito su una nuova sede.
Esiste poi il caso, non infrequente, delle ferrovie private o date in concessione. Allo scadere della concessione sono le Regioni a ricevere la proprietà del bene e a ridefinire l'atto di sdemanializzazione.
Tullio Berlenghi, funzionario della Camera dei Deputati, ha precisato che l'attuale processo di cartolarizzazione dei beni pubblici non inerisce il patrimonio ferroviario. Sempre Berlenghi, nella sua esposizione, ha sostenuto la necessità di apporre un preciso vincolo di natura monumentale su questo patrimonio al pari di altri importanti beni culturali.
Come ha illustrato Alessandro Toccolini dell'Università degli Studi di Milano, Presidente dell'Associazione Italiana Greenway, il tema della conservazione e della valorizzazione delle infrastrutture che innervano il teritorio, anche quando hanno dismesso le originarie ragioni utilitaristiche, possono sovente trovare nuove opportunità funzionali ed economiche e comunque sono sempre depositarie della storia sociale ed economica del Paese, sono testimonianze spesso rilevanti di tecnica ed architettura, sono elementi caratterizzanti del paesaggio. In altri termini risorse culturali e ambientali in senso pieno.
Un primo censimento, ancora approssimativo, individua oltre 5.000 chilometri di linee ferroviarie dismesse sparse su tutto il territorio nazionale e nelle più disparate condizioni. Di questi, 2500 km sono in proprietà delle Ferrovie dello Stato e ben 650 dipendono da recenti varianti di tracciato (costruzione di direttissime, gallerie ecc.). Certamente non tutte le ferrovie dismesse sono suscettibili di recupero e molto diverse possono essere le modalità di riuso: la riattivazione come ferrovia turistica, la trasformazione in percorso ciclabile, la semplice conservazione e valorizzazione di manufatti, tracciati, ecc. come museo di archeologia industriale disteso nel paesaggio. Modalità di riuso, peraltro, non necessariamente alternative tra di loro, ma spesso compresenti. Certamente interessante anche l'ipotesi dei Rail Banking, collaudata dall'associazione americana Rail to Trail, ovvero la semplice acquisizione del sedime senza alcuna immediata ipotesi di trasformazione.
A Vincenzo Barone, economista, è toccato il compito di illustrare le possibili fonti di finanziamento dei progetti di recupero delle ferrovie dimesse a livello comunitario, nazionale e regionale. In particolare, si è soffermato sulle fonti di finanziamento comunitarie dei programmi Interreg (sviluppo locale) e Leader (sviluppo rurale). Si è anche accennato a casi di recuperi di ferrovie in Paesi stranieri effettuati con fonti di finanziamento di questo tipo.
Silvio Cinquini, Presidente dell'Associazione Ferrovie Turistiche Italiane, ha sostenuto la non conflittualità tra l'eventuale riuso ferroviario dei sedimi dimessi e la loro trasformazione in greenway. Ha inoltre denunciato la difficile situazione di alcune ferrovie dismesse, dove ogni ipotesi di riutilizzo viene negata da disposizioni normative o incagli burocratici poco comprensibili. Si è fatto, ad esempio, il caso della Poggibonsi-Colle Val d'Elsa dove l'impiego di velo-rails viene tuttora impedito dall'Amministrazione Ferroviaria.
Significative sono le esperienze illustrate nel corso del meeting da Roberto Busi, del CeSCAm-Università di Brescia, sul riutilizzo del sedime ferroviario dismesso nella città di San Remo; da Maria Concetta Parrinello della Regione Sicilia sui programmi di riuso e valorizzazione di un primo lotto dei 650 km di rete in disuso nell'isola; e dai rappresentanti delle associazioni che gestiscono le pochissime ferrovie turistiche attualmente attive in Italia.
Antonio Della Venezia (FIAB) ha sostenuto l'importanza di una conoscenza più approfondita del problema anche all'interno delle sezioni locali aderenti a CoMoDo e ha pure ricordato che la stessa Legge 366 sulla mobilità ciclabile contiene espressamente il riferimento al recupero preferenziale dei sedimi dismessi. Si è pure accennato all'eventualità di una pubblicazione sull'argomento. Roberto Furlani (WWF Italia) ha invece sostenuto la necessità di un convegno nazionale sull'argomento che sia al tempo stesso di sensibilizzazione e di spinta operativa. In una replica, infine, Alessandro Toccolini ha proposto l'urgenza di un progetto di legge sulla tutela e sul riuso delle ferrovie dismesse.
Nel pomeriggio sono state avanzate alcune proposte operative. Albano Marcarini ha evidenziato come, attraverso una mobilitazione dal basso, realizzabile con l'appoggio delle sezioni locali delle associazioni aderenti a CoMoDo, sia possibile sperimentare un piano d'azione per due o tre casi campioni di ferrovie riciclabili da scegliere in tutta Italia. Luigi Riccardi ha poi ribadito la necessità di giungere al più presto a una proposta di legge sull'argomento. Di conseguenza, le uscite operative del seminario si possono distinguere in mobilitazione e sostegno legislativo. Nel primo caso si è stabilito, su proposta di Alberto Conte, di seguire con particolare attenzione il caso della ex-ferrovia Voghera-Varzi, in Lombardia. Si tratta di una ex-linea, dismessa in diversi tempi, già largamente studiata e sulla quale, però, non si affacciano ancora reali interventi di recupero, salvo un brevissimo tratto realizzato a Ponte Nizza. La mobilitazione, in questo senso, potrebbe dar vita a una Giornata della vecchia ferrovia con manifestazioni locali, incontri con i politici locali, ad articoli sui mass-media della zona. Per quanto riguarda invece il sostegno legislativo si è deciso di costituire un gruppo di lavoro, guidato da Roberto Busi, Alessandro Toccolini e da Tullio Berlenghi, per la stesura di una proposta di legge riguardante la tutela e la valorizzazione delle ferrovie dismesse. I primi risultati di tale lavoro dovrebbero essere presentati già all'inizio dell'estate durante la prossima convocazione di CoMoDo, mentre i risultati finali potrebbero essere l'oggetto di un Convegno nazionale, da molti auspicato.


2. Le decisioni sul finanziamento di Co.Mo.Do.
Nella stessa giornata del 24 aprile si è discusso sulle fonti di finanziamento della confederazione, stante la necessità di fra fronte alle spese di funzionamento dell'organizzazione (segreteria, materiale di consumo, spedizioni ecc.). L'ottenimento di fondi da parte delle associazioni aderenti comporta però la formalizzazione giuridica di Co.Mo.Do. e l'assunzione di una relativa gestione patrimoniale e fiscale. Tutti gli interventi hanno evidenziato la difficoltà di attivare un tale impegno sia per l'ancor fragile impianto organizzativo della confederazione, sia per la non indifferente spesa iniziale e per la non facile perequazione fra le varie associazioni. Pertanto si è, per ora, scelta una strada più pragmatica nel senso che ciascuna associazione, di volta in volta a seconda delle necessità, s'impegna a coprire le eventuali spese di Co.Mo.Do. all'interno del proprio budget, contabilizzando l'onere in apposito conto.
Si è anche deciso di provvedere alla registrazione della sigla e del marchio di CoMoDo presso la Camera di Commercio di Milano in modo da tutelare la Confederazione da possibili contraffazioni. Si ritiene infatti che il logo possa costituire, in futuro, un ottimo veicolo di propaganda e un 'marchio' di qualità da porre commercialmente sul mercato turistico.


La prossima riunione di Co.Mo.Do. è stata fissata per il giorno 30 giugno 2004 presso la stessa sede del Seminario del 24 aprile, Politecnico di Milano - Dipartimento Architettura e Pianificazione - DiAP - Laboratorio di Pianificazione del Territorio e dei Trasporti, in via Garofalo 39, Milano.

 

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