ARCHIVIO: questo è il vecchio sito FIAB (anni 1998 - 2012) |
|
La lobby del
caschetto colpisce ancora?
Nel 2008 la FIAB
ha redatto un documento contro all'obbligatorietà del casco,
seguendo l'esempio della Federazione dei Ciclisti Europea (ECF),
alla quale aderisce. Adesso la lobby
del caschetto ci riprova affidandosi ai mass media, con articoli e
servizi che affrontano il problema con superficialità e slogan
mai provati. aggiornamento del 2/10/11, sul Corriere della Sera edizione romana, un articolo che riporta il parere delle associazioni di ciclisti urbani: In bici con il casco: «inutile» per i ciclisti. Le associazioni delle due ruote bocciano l'ipotesi del caschetto obbligatorio: non salva la vita, il problema sono le auto che corrono troppo Questa la lettera inviata dalla FIAB, a firma di Edoardo Galatola (esperto in sicurezza stradale e referente FIAB per il tema): Gentile direttore del Corriere della Sera, con riferimento al paginone dedicato ieri dal suo giornale (pag. 29) a seguito della proposta, a dir poco bizzarra, di Fulvio Scaparro, di rendere obbligatorio l'uso del casco per chi va in bicicletta a partire dai ciclisti milanesi, chiedo che fosse consentito alla FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta attiva nel nostro Paese da ben 22 anni con 15.000 iscritti e 130 associazioni sul territorio, di poter esplicitare a vantaggio dei lettori, il suo punto di vista sulla questione. E' sempre un bene che giornali e TV parlino della bicicletta come mezzo di trasporto urbano e turistico e dei vantaggi molteplici che avremmo tutti se ne aumentasse l'utilizzo. Ma spesso si parte da un assunto che va nella direzione opposta: i ciclisti sono insicuri e quindi devono essere difesi dal mondo esterno e messi in una campana di vetro prima di pensare a qualsiasi azione che ne aumenti il numero. La realtà è ben diversa. Come insegnano i numerosi paesi che si sono impegnati nell'incentivazione della mobilità ciclistica, il primo provvedimento per migliorare la sicurezza dei ciclisti e delle strade è proprio l'aumento del numero dei ciclisti. Jacobbsen (Inj Prev 2003), ha calcolato che raddoppiando i ciclisti il rischio per km si riduce del 34% mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Gli effetti dell'aumento di ciclabilità sono tangibili: Berlino, Copenhagen, Londra, Parigi hanno tassi di mortalità per abitante che sono un terzo di quelli delle nostre città. Il casco obbligatorio va in un'altra direzione: nei pochi paesi dove è stato introdotto ha ridotto il numero dei ciclisti (aumentando il rischio) senza incidere sugli effetti. E' infatti sbagliato paragonarlo alle cinture di sicurezza o anche solo al casco per moto. Per come è costruito protegge solo per cadute a bassa velocità (le meno pericolose che rappresentano solo l'8% degli incidenti gravi) ed è inefficace per incidenti da investimento a 50 km/h o più. Non è un caso che tutte le associazioni europee per la diffusione della bicicletta aderenti all'European Cyclists' Federation, pur consigliando l'uso del casco, sono fermamente contrarie alla sua obbligatorietà. Contrariamente a quello che si pensa, a Berlino, Amsterdam, Copenaghen, dove la bici è di casa, il casco non è obbligatorio. Un'occasione per approfondire i temi della sicurezza delle utenze deboli ci sarà il prossimo 14 ottobre a Milano in un convegno organizzato dall'Osservatorio Utenze deboli, di cui la FIAB fa parte, con la partecipazione di Provincia e Comune di Milano. Grazie dell'attenzione. Edoardo Galatola
Fuori
dai denti Ma
di quale "dibattito sul caschetto" si parla? Quando la
nostra stampa e Tv non sa far altro che diffondere banalità degne
da un "bar sport" di bassa periferia, piuttosto che dati
e informazioni serie. ps: Ah, dimenticavo, qualcosa sulle vere politiche per la mobilità ciclistica e la sicurezza le trovate nel nostro nuovo sito www.fiab-areatecnica.it, ma già, son cose troppo serie e difficili per chi propone soluzioni banali "a buon mercato". ps2: ah, è vero che Boris Johnson da il buon esempio usando il caschetto da ciclista urbano (e fa bene, però ci sono anche molte foto pubbliche in cui va in bici senza "elmetto"), ma vengano per favore a raccontarci piuttosto le politiche per la mobilità ciclistica da lui realizzate e progettate a Londra. Non ci risulta che abbia mai proposto l'obbligatorietà del casco. ps3:
è una balla anche scrivere che il casco non sia amato dai
ciclisti. Invece molti ormai lo indossano con convinzione (tra
l'altro, tra parentesi, se non c'è convinzione ma obbligo, c'è
il rischio che uno lo indossi male o non lo sostituisca quando
occorre). Ancora una volta non si focalizzano i veri termini del
problema (reale incidenza sulla sicurezza nel suo complesso,
effetto di disincentivazione della mobilità ciclistica, ecc.) e
lo si personalizza. |