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Treno + Bici

Trasporto bici nella sacca sui treni.
Discriminazione di Trenitalia

RUOTALIBERA BARI
Associazione di ciclisti urbani
ruotalibera.bari@libero.it
aderente a Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus
www.fiab-onlus.it
European Cyclists' Federation
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Bari, 15/06/01

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OGGETTO:  TRASPORTO BICICLETTE NELLA SACCA PORTA-BICI SUI TRENI A LUNGA PERCORRENZA. RECLAMO PER ATTEGGIAMENTO DISCRIMINATORIO DA PARTE DEL PERSONALE FERROVIARIO IN VIOLAZIONE DELLA CARTA DEI SERVIZI 2001 DEL GRUPPO                  FERROVIE DELLO STATO

Io sottoscritto SFORZA Raffaele, presidente dell'Associazione di ciclisti urbani "Ruotalibera Bari" e Vicepresidente della FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus, residente in Bari alla Via Sagarriga Visconti, 46, tel/fax 0805236674, e-mail rsforza@libero.it  espongo quanto segue:

"Avevo deciso di partecipare ad una vacanza in bicicletta in Sicilia organizzata  lo scorso maggio dall'associazione TUTTINBICI di Reggio Emilia, aderente alla FIAB.

Ancora una volta si poneva il solito problema: come raggiungere il luogo di inizio dell'itinerario cicloturistico, in questo caso Palermo, trasportando la mia bicicletta. La soluzione meno peggiore era quella di viaggiare in treno in cuccetta e di portare, oltre al normale bagaglio a mano, la bici smontata e messa all'interno di una sacca, pagando il relativo biglietto supplemento di L. 10.000, così come previsto dalla normativa di Trenitalia.
Va sottolineato il fatto che per nessun altro tipo di bagaglio anche ingombrante viene richiesto il pagamento di un prezzo aggiuntivo. Non solo. Poiché la normativa non chiarisce cosa si intenda per bagaglio ingombrante, né indica le dimensioni, è possibile che un contrabbasso sia trasportato gratuitamente al seguito in treno "purché non rechi disturbo o danno agli altri viaggiatori". Per la bicicletta, invece, Trenitalia ha un occhio di riguardo. Oltre al biglietto supplemento fissa anche le dimensioni della sacca porta bici: 110x40x80 cm.

Non è andata meglio ai miei amici di Reggio Emilia che avevano affidato ad un vettore la spedizione delle loro biciclette da cicloturismo. Pur avendo pagato una tariffa molto maggiore, le bici sarebbero arrivate a Palermo maltrattate e alcune anche seriamente danneggiate.

Per non arrecare  disturbo agli altri passeggeri, responsabilmente avevo appositamente riservato una cuccetta in uno scompartimento a 4 posti anziché a 6, sul treno notturno Bari-Villa San Giovanni  in partenza la sera del 18 maggio 2001, carrozza 7, posto 45. Avrei proseguito la mattina successiva per Palermo.

La sera della partenza arrivo sul binario del mio treno, in corrispondenza della carrozza n. 7, con la bicicletta e con i bagagli al seguito in tempo utile per accingermi alle operazioni di smontaggio e sistemazione nella sacca. La mia era una sacca artigianale di plastica richiusa con del nastro adesivo. La normativa, oltre alle dimensioni (110x40x80 cm.) non specifica come deve essere tale sacca, anche perché l'oggetto del trasporto è la bicicletta non il suo contenitore. "Trenitalia si riserva la facoltà di stabilire particolari caratteristiche tecniche per le sacche porta bici", recita la normativa. Quindi non esistono modelli di sacca ammessi ed altri vietati. E non potrebbe essere diversamente. Sarebbe come se Trenitalia dovesse decidere il tipo e il materiale delle valigia che ciascun viaggiatore deve utilizzare.

 Mentre procedo a smontare la bicicletta e a sistemarla nella sacca - operazione da cinque minuti - il cuccettista in servizio sulla mia carrozza, mi si avvicina con un fare da sceriffo e mi dice più o meno così: "Tu vuoi partire con la bici su questo treno? Neanche per idea. Scordatelo E' vietato trasportare la bici in cuccetta. Tu su quel treno non salirai".

Non era la prima volta che a me o ad altri clienti di Trenitalia iscritti alla FIAB capitavano avventure del genere. Anzi. E' quasi normale ogni volta fare discussione con il personale ferroviario il quale, oltre a non conoscere la normativa al riguardo, pur carente,  spesso si mostra arrogante e ostile verso la bicicletta e il suo proprietario. Se soltanto conoscesse le ferrovie svizzere, austriache, tedesche, olandesi, danesi, capirebbe quali attenzioni e quali servizi ferroviari vengono prestati dalle compagnie del trasporto su rotaia di quei paesi ai loro viaggiatori con bici al seguito, considerati a tutti gli effetti clienti di serie A. Invece Trenitalia fa di tutto per considerare i ciclisti che utilizzano il treno dei cliente di serie B da penalizzare, discriminare e magari pure da perdere.

Con il cuccettista della carrozza n. 7 inizia quindi una discussione anche animata. Inutilmente ho cercato di far valere le mie ragioni spiegando che avevo anche il regolare biglietto per la bicicletta che mi autorizzava a salire sul treno. Il cuccettista era profondamente convinto delle sue affermazioni. Non solo, ma quando ho fatto riferimento alla normativa si  è ancor di più indispettito e mi ha risposto deciso sostenendo che:

a)      lui il regolamento lo conosceva molto bene e che quindi gli stavo dando dell'ignorante;
b)      che oltre agli animali, in cuccetta è fatto assoluto divieto di trasportare la biciclette, pur se nella sacca. E che la mia non poteva essere considerata una sacca perché sprovvista di cerniera;
c)      che in cuccetta è consentito il trasporto di un collo del peso massimo di 5 Kg. per i viaggiatori "domestici" e di 20 Kg. per chi va all'estero, e che comunque la bicicletta, del peso maggiore di 5 Kg. non poteva essere trasportata;
d)      che un bambino si sarebbe potuto fare male quindi andava scongiurato ogni possibile pericolo causato dalla bicicletta;
e)      che soltanto dietro formale autorizzazione del capotreno, il quale si sarebbe assunto la responsabilità, lui mi avrebbe eventualmente concesso di portare la sacca con la bici sul treno, ma non di riporla in cuccetta. Mi ha poi intimato  di non muovermi da dove mi trovavo, in attesa del capotreno, mentre si avvicinava l'orario di partenza.

Va detto che sulla mia carrozza, ultima di tutta la carovana di convogli, a Bari saranno salite non più di 5-6 persone, io ho poi viaggiato da solo in cuccetta fino a Villa S. Giovanni e che comunque di eventuali bambini che si sarebbero potuti fare male, in tutta la carrozza non ce n'erano minimamente l'ombra.

Poco dopo arriva tranquillamente il capotreno insieme ad un altro ferroviere. Il cuccettista, facendomi sentire un poco di buono, illustra al capotreno la mia "pretesa". Io provo a dire la mia. Mi aspettavo che il capotreno, a conoscenza della normativa mi desse ragione o che, nel dubbio, consultasse l'orario ufficiale che avrebbe messo fine a quella telenovela. Invece, dando prova di estrema efficienza, conferma quanto asserito dal cuccettista e afferma che al massimo avrei potuto viaggiare con la bici nella sacca al seguito, non in cuccetta, ma su un posto a sedere. Quindi, se volevo partire, avrei dovuto rinunciare alla cuccetta già pagata e trovare posto in un'altra vettura.

Sembrava una scenetta tragi-comica.. A quel punto ho implorato per piacere
di farmi salire sul treno, tentando di fare appello alla loro "sensibilità".
Rischiavo veramente che mi lasciassero a terra e finissi senza cominciare la mia breve vacanza primaverile. Ma secondo il capotreno, che intanto proseguiva lungo il binario, se la mia richiesta era di andare fuori della norma e di chiudere un occhio doveva essere il cuccettista a darmi il permesso. Questi invece continuava a giustificarsi dicendo che ci voleva una firma del capotreno.

Finalmente qualche minuto prima della partenza, a seguito delle mie continue "preghiere", il cuccettista mi consente di salire sul treno ma non di portare la bici in cuccetta. Mi fa sistemare la bicicletta nella sacca sulla piattaforma davanti ai servizi igienici, in coda alla vettura. Un altro ferroviere, che sale a controllare che le porte fossero chiuse mi dice che il suo collega mi stava facendo un favore e che quindi avrei dovuto solo ringraziarlo.

Inutile dire quale fosse il mio stato d'animo. Avevo subito l'ignoranza e l' abuso di autorità senza essere riuscito a far valere i miei diritti.
Il treno parte. Su quella carrozza erano salite pochissime persone e nella mia cuccetta ero da solo. Malvolentieri vado dal cuccettista a chiedergli la ricevuta della cuccetta, che allego al presente reclamo, e notizie sull' arrivo di  eventuali altri passeggeri nel mio scompartimento. Mi risponde che c'erano due persone ma che a seguito della discussione alla quale avevano assistito, avevano chiesto di essere spostati. Una quarta persona sarebbe salita a Taranto, ma conclude: "speriamo che non salga".  A fronte di ciò per l'ennesima volta gli propongo di farmi portare la bici in cuccetta anche perché, lasciata sulla piattaforma tutta la notte, nessuno avrebbe potuto garantirmi che l'avrei ritrovata il giorno dopo.

Io non ho mai capito se a Taranto sarebbe dovuto salire veramente qualcuno. Fatto sta che a Massafra il signor cuccettista passa dal mio scompartimento e senza ulteriori commenti mi ordina di portare in cuccetta la bicicletta e abbassare tutte le tendine in modo da non essere visto dall'esterno. Cosa che faccio immediatamente prima che possa ripensarci pur sentendomi privato della mia libertà.

Chiedo: è normale per Trenitalia che il suo personale brilli per ignoranza, arroganza e presunzione? E perché tutta questa avversità contro le biciclette?

Prima di fare il viaggio di ritorno per evitare altre sceneggiate mi sono ulteriormente documentato sulla normativa, ma la risposta è stata confermata: non vi sono limitazioni al trasporto della bici nella sacca in cuccetta.

A questo punto chiedo:

a)      che il cuccettista in servizio quella sera su quel treno venga richiamato ad usare un comportamento più consono alla funzione che svolge e venga invitato a studiare la normativa relativa al trasporto della bici nella sacca;

b)      che tale invito venga esteso anche al capotreno;

c)      che Trenitalia proceda con la massima urgenza ad avviare una efficace campagna di informazione e formazione affinché tutto il personale (delle biglietterie, delle direzioni regionali, della lunga percorrenza, del personale viaggiante) impari anche la normativa sul trasporto bici al seguito, spiegando che un viaggiatore con la bici al seguito è un cliente a tutti gli effetti che paga il biglietto per sé e per la bici e che, comunque, va rispettato;

d)      che a partire dal prossimo orario ufficiale la normativa specifichi che non ci sono limitazioni al trasporto della bici nella sacca nelle cuccette. Ciò per evitare spiacevoli discussioni ed incidenti di viaggio non solo a ciclisti italiani ma anche  a cicloturisti stranieri. I quali, con l' eliminazione a partire dal 10 giungo 2001, del servizio trasporto bici sui pochi treni internazionali muniti di bagaliaio porta bici, non hanno alternative se vogliono venire in Italia a fare turismo;

e)      che Trenitalia, se vuole veramente svolgere un ruolo leader nel settore del trasporto persone in Italia, non solo non continui a penalizzare il trasporto della bici sui treni ma, al pari di quanto succede in tutti gli altri paesi d'Europa adotti tutte quelle misure per favorire e sviluppare il trasporto della bicicletta al seguito e l'integrazione modale bici e treno.
Altrimenti non solo perderà quote rilevanti di mercato ma subirà anche un danno d'immagine in Italia e all'estero."

Cordiali saluti.

Raffaele Sforza
Presidente "Ruotalibera Bari"
Vicepresidente FIAB onlus