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Insieme
sulla strada dell'integrazione treno+bici |
Intervento di Luigi
Riccardi - Presidente della FIAB
su AmicoTreno (maggio 1997)
In un sistema di trasporti
efficiente, equilibrato e rispettoso dell'ambiente, non c'è dubbio che treno e bici (nel
suo piccolo, per ora) stanno dalla stessa parte.
Era dunque inevitabile che diventassero alleati. E così, nella seconda metà degli anni
'80, anche su pressione delle associazioni cicloambientaliste aderenti alla FIAB, le FS
hanno istituito il servizio treno+bici, vale a dire la possibilità di trasporto delle
bici al seguito dei viaggiatori ciclisti su centinaia di treni regionali, decine di treni
interregionali e su alcuni treni a lunga percorrenza e internazionali. L'avvio del
servizio treno+bici è stato salutato dalla FIAB con entusiasmo, come una prima importante
tappa sulla strada dell'integrazione modale. Ebbene, forse è arrivato il momento per
compiere ulteriori passi su questa stessa strada.
L'offerta del servizio di trasporto bici, in termini quantitativi, è ormai
sottodimensionata, sia sui treni regionali e interregionali, sia soprattutto sui treni a
lunga percorrenza e internazionali. Per altri versi non è ancora sufficientemente
conosciuta.
Finora si è proceduto a soddisfar l'esigenza del trasporto bici quasi esclusivamente
mediante l'adattamento della situazione esistente, senza modifiche strutturali. Ed è
proprio in questa direzione che qualche passo ulteriore può ancora essere fatto: ad
esempio, utilizzando per il trasporto per il trasporto bici i bagagliai assegnati alla
Omniaexpress a all'Ente Poste, che di domenica girano vuoti; oppure estendendo l'uso per
il carico delle bici alle automotrici Aln 663 e 668 (come già si sta facendo in alcune
regioni).
Se si intende però aumentare significativamente l'offerta, è indispensabile procedere,
sia pur con gradualità, ad interventi specifici anche in termini di nuovo materiale
rotabile o di trasformazione di quello esistente. In questa prospettiva, sempre per fare
un esempio, si suggeriscono interventi di modifica di un certo numero di carrozze (di
seconda classe) tipo BP78E a vestibolo centrale (dotate di un particolare tipo di porte
che rendono agevole l'incarrozzamento delle bici), eliminando qualche posto a sedere per
collocarvi i ganci porta bici. E' inoltre auspicabile la predisposizione di carrozze
specializzate per le bici, il cui prototipo è stato presentato anni fa alla
"Esposizione Internazionale Ciclo Moto e Accessori" di Milano e che tale è
finora rimasto.
Anche la promozione del servizio merita di essere sviluppata.
Un canale potrebbe essere il periodico "Amico Treno". Decisamente di qualità
sono gli itinerari di turismo in treno e in bicicletta proposti da Albano Marcarini. Ad
integrazione di questi articoli, si potrebbero inserire mensilmente le segnalazioni delle
decine di escursioni treno+bici organizzate in tutta Italia dalle associazioni della FIAB.
Le associazioni sono disponibili a collaborare nella distribuzione di pieghevoli, con gli
orari dei treni abilitati al trasporto delle bici, presso i negozi di articoli per
ciclisti e le librerie specializzate delle diverse città italiane.
Un altro strumento di divulgazione del servizio sono le informazioni in stazione.
L'annuncio, tramite gli altoparlanti, della collocazione del vano bici sui treni (in testa
o in coda), oltre ad essere utile per i ciclisti in attesa e per velocizzare le operazioni
di carico, costituisce indirettamente una forma di promozione del servizio per tutti i
clienti presenti in quel momento in stazione.
Sempre a proposito di promozione, si è accennato prima alla "Esposizione
Internazionale Ciclo Moto e Accessori" di Milano (un appuntamento che si tiene, negli
anni dispari, presso la Fiera). Tenuto conto che questa manifestazione registra decine di
migliaia di visitatori, sarebbe molto utile la presenza delle Fs, con uno proprio stand o,
eventualmente, anche all'interno di quello della FIAB.
L'integrazione treno/bici non può comunque essere circoscritta nel solo trasporto delle
bici sui treni. Vi sono numerosi possibili interventi, che coinvolgono anche altri
operatori pubblici (comuni ed Enti locali) e privati. Ne accenniamo qui, riservandoci di
approfondire la materia in altre occasioni.
Le principali stazioni dovrebbero essere dotate di attrezzature coperte per il deposito
libero delle bici.
Qualcosa è stato fatto,ma molto resta da fare.
Basti solo un esempio: alla stazione di Milano Centrale, da qualche tempo sono
considerevolmente aumentate le biciclette agganciate in modo disordinato alle transenne
per l'incolonnamento dei passeggeri in attesa dei taxi.
Piuttosto che "tollerare" sarebbe preferibile trovare una soluzione idonea al
problema (e ciò vale per tutte le stazioni dove le bici vengono parcheggiate in modo
"selvaggio").
Nelle stazioni delle principali città dovrebbero essere inoltre previsti depositi
custoditi e centri di noleggio.
Meglio ancora, potrebbero essere organizzati, come è frequente vedere all'estero, veri e
propri punti bici - gestiti da privati, a seguito di apposite gare d'appalto indette dalle
Fs - per offrire servizi utili (deposito, noleggio, riparazione, vendita, ecc.).
Sarebbero anche auspicabili soluzioni per superare il considerevole numero di barriere
architettoniche che i ciclisti incontrano in stazione, come ad esempio le scale per
l'accesso al piano del ferro, o quelle dei sottopassi per l'attraversamento dei binari.
Non si pensa certo a lavori complessi, ma solo a semplici e mirati interventi per
facilitare la salita e la discesa delle biciclette (collocare sulle scale delle putrelle a
"U").
Il bacino di utenza di una stazione per i viaggiatori che vi arrivano in bicicletta è
stimato in 100 chilometri quadrati (raggio per raggio per 3,14, essendo il raggio di 5 o 6
chilometri corrispondente alla distanza che si può ragionevolmente percorrere in bici).
All'interno di un'area di queste dimensioni sarebbe dunque opportuno che i Comuni si
impegnassero a migliorare l'accesso alla stazione, mediante piste e corsie ciclabili,
invogliando così i cittadini a passare dal "park and ride" ad un'abitudine meno
congestionante e con minor occupazione di suolo pubblico nei pressi delle stazioni.
Infine, si segnala che in tutto il Paese vi sono da 70 a 80 strade ferroviarie dismesse,
con uno sviluppo complessivo di 2/3 mila chilometri.
Molti di questi sedimi, che attraverso ambienti di grande interesse paesaggistico,
potrebbero essere recuperati e trasformati in piste ciclabili per la pratica del
cicloturismo.
Trasformazioni di questo tipo, non solo darebbero un contributo significativo allo
sviluppo del turismo in bicicletta e più in generale agli spostamenti in bicicletta, ma
avrebbero anche una una funzione di salvaguardia di questi sedimi rispetto ad altri
utilizzi, spesso impropri, o a manomissioni definitive.
In altre parole, si intende dire che la trasformazione in "strada verde" di una
ferrovia dismessa lascia comunque intatto il sedime, anche in vista di un eventuale suo
futuro recupero ferroviario. |