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Sull'Avvenire il 13 agosto 2009 è comparsa questa lettera e la relativa risposta del Direttore

Il direttore risponde
«Ciclisti: non solo multe, servono più tutele»

Caro Direttore,
riguardo la nuova legge sulle sanzioni ai ciclisti, forse il governo non aveva altri problemi di cui occuparsi? Io cerco di incentivare l’uso della bicicletta, lo fanno colleghi insegnanti e a ragion veduta, basti vedere il traffico congestionato e le varie e ripetute emergenze per l’inquinamento nelle città. In cambio cosa otteniamo? Sanzioni al posto della promulgazione di leggi per la realizzazione in ogni città di piste ciclabili. Sapete quanti rischi corro ogni volta che vado da casa in Stazione a Pavia? Scansando tombini affossati, buche varie e slalom tra auto che spesso trascurano la sicurezza del ciclista, arrivo alla meta pensando che anche questa volta è andata bene. Allora è meglio avere tante belle automobili (escludendo dalla critica chi ne ha una reale necessità) che portano tanti soldi al comune, in tasse occulte (multe) e parcheggi, ai petrolieri ed al governo stesso. Pensiamo ai ciclisti e rafforziamo l’uso della bicicletta e non il contrario , e creiamo piste ciclabili, incentivandone l’uso. Usciamo dalla logica perversa di chi è contro i ciclisti per la loro scarsa redditività alle varie casse comunali e statali! Vogliamo delle città vivibili e meno inquinate? Non è sanzionando i ciclisti, che si otterranno dei risultati, ma agevolando chi usa la bicicletta con opere opportune. Ben venga l’uso di sanzioni per chi non rispetta le regole, ma dopo che gli stessi hanno idonei percorsi a cui attenersi. Ci vuole anche la carota ed invece troppo spesso si usa solo il bastone. Mi scuso per lo sfogo.
M. Teresa Correddu, Pavia

Non sono un ciclista, ma ho dei colleghi che vengono al lavoro pedalando, i quali hanno fatto dei commenti analoghi ai suoi. La domanda preliminare che da osservatore esterno mi pongo è: prevalgono i comportamenti scorretti e pericolosi di chi nelle città si sposta in bicicletta o i rischi determinati da altri? Nel rispondere mi baso su ciò di cui ho esperienza, cioè su ciò che vedo a Milano. Impossibile negare che vi siano ciclisti insubordinati che sfrecciano su marciapiedi, si avventurano contromano su strade a senso unico e sono ancora meno rispettosi della precedenza dei già riottosi automobilisti. Trovo perciò giusto che queste condotte siano sanzionate anche con severità, proprio come avviene per questi ultimi. Tuttavia non posso non rilevare che le condizioni della viabilità sono decisamente ostili ai ciclisti e qualche volta quei comportamenti possono sembrare delle azioni di "legittima difesa". L’impossibilità di usufruire di piste ciclabili decenti per esempio – cioè di una rete ampia e ben integrata di percorsi continui – costringe chi si muove su due ruote a misurarsi con una circolazione che è piena di insidie in condizione di completa soggezione agli altri mezzi. Non mi pare dunque che ci sia del vittimismo in chi fa notare le difficoltà di doversi quotidianamente confrontare con viali dal fondo sconnesso, a filo di auto parcheggiate e magari avendo alla propria immediata sinistra un’insidiosa rotaia di tram. Per chi si relaziona ogni giorno con queste difficoltà – e tanto contribuisce alla lotta all’inquinamento e al traffico delle nostre città – la misura adottata dal governo non sembra certo un atto di cortesia! Ecco allora il mio auspicio: oltre che caricare le sanzioni, e punire chi fra i ciclisti non rispetta le regole del Codice della strada, ai fini della sicurezza di tutti spero sia presto imposta l’obbligatorietà del casco, come in tanti Paesi europei di grande tradizione ciclistica urbana. Così come mi auguro che la diffusione del noleggio di bici promosso dalle amministrazioni civiche sia il primo passo per la riqualificazione generale della viabilità ciclistica. Solo a queste condizioni, ne sono convinto, non ci sarà più spazio per obiezioni come le sue alla sanzione dei trasgressori a due ruote.


conseguentemente Stefano Gerosa (vice-Presidente FIAB) ha scritto, in data 28 agosto 2009, questa lettera

Gentile Direttore dell'Avvenire

capisco che, di fronte alle vergognose calunnie di cui Lei viene fatto oggetto, in questo momento abbia a ben altro a cui pensare, e le esprimo la mia personale solidarietà.

Le volevo comunque scrivere in relazione alla lettera «Ciclisti: non solo multe, servono più tutele»
Condivido i contenuti della lettera, quanto gran parte della Sua ottima risposta.

Vorrei contraddirla solo su una affermazione, cioè sul tema del casco obbligatorio per i ciclisti, sul quale lei ha scritto un'inesattezza: non vige "l’obbligatorietà del casco in tanti Paesi europei di grande tradizione ciclistica urbana".
In quelli europei (come Olanda, Germania, Francia, Danimarca, Austria, Svizzera, ecc.), le assicuro (anche per diretta esperienza), quest'obbligo non esiste.
C'è invece negli Stati Uniti e in Australia, ma non li inserirei di certo in questa categoria.
Quindi l'informazione è inesatta e, mi auguro, voglia rettificarla.

In quanto all'opinione da Lei espressa, cioè l'auspicio che anche in Italia sia obbligatorio il caschetto per i ciclisti, si è certamente liberi di mantenerla anche dopo la rettifica, ma mi permetto di dissentire.
Sul casco, per diverse ragioni, le associazioni di ciclisti urbani di cui faccio parte, cioè l'ECF (Federazione Europea dei Ciclisti) e la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), pur consigliandone l'uso, sono da sempre nettamente contrarie a leggi che lo rendano obbligatorio.

Non voglio tediarla con le diverse argomentazioni. Se ha tempo e voglia di approfondire (magari anche giornalisticamente), la rimando a  questi 2 documenti disponibili in rete:

POSIZIONE ECF
http://www.fiab-onlus.it/andare/casco2.htm
documento in formato word: http://www.fiab-onlus.it/andare/helm_ita.doc
POSIZIONE FIAB
http://www.fiab-onlus.it/no_casco_obb.htm
documento in PDF: http://www.fiab-onlus.it/download/Posizione_CNfiab_casco.pdf

La ringrazio per l'attenzione e le invio distinti saluti

Stefano Gerosa
Vice Presidente FIAB onlus (aderente all'ECF)
sito web: www.fiab-onlus.it

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