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Punti
patente ai ciclisti
anticostituzionale!
"Faremo ricorso
al giudice di pace"
Sono
un ciclista che non è d'accordo con voi
L'intervento
di Eugenio Galli (Responsabile
Ufficio Legale FIAB) "Quando
la legge si separa dal buon senso"
è stato pubblicato
da Beppe Severgnini nella sua sua
nota rubrica del Corriere della Sera "Italians". Un
lettore gli ha scritto una lettera di dissenso.
Buongiorno, sono
un cicloturista dilettante - un "ciclista della
domenica" come ci chiama qualcuno, e ho letto il Suo post su
"Italians" di Severgnini.
Pur apprezzando il Suo modo di scrivere, non condivido né il tono
vittimistico del Suo post né la sostanza.
Io come cicloturista so benissimo che ad ogni semaforo rosso, pur
di non sganciare i piedi dagli attacchi, guardo da entrambe le
parti e se non vedo arrivare nessuno, passo. Fino al giorno
in cui, come dice mia moglie, non mi accorgerò di un camion e lei
resterà vedova. Nel frattempo, quando mi trasformo in
automobilista, sempre solidale con i cicloturisti come me,
sopporto senza strepito pedalatori affiancati, repentini cambi di direzione,
passaggi sotto le sbarre del passaggio a livello, e
attraversamenti col rosso. Per non parlare poi dei pericolosissimi
ciclisti anziani con l'ombrello, una mina vagante nelle giornate
di pioggia.
Milioni di infrazioni da parte dei ciclisti sono state tollerate
finora, garantendo ai pedalanti la completa e totale immunità,
forse basata sulla percezione di una loro effettiva debolezza nei
"rapporti di forza sulla strada". Era ora che qualcuno
decidesse di sanzionare - o di tentare di sanzionare - i nostri
comportamenti erratici sulla strada con la decurtazione di punti
dalla patente.
Glielo dice un ciclista
appassionato.
P.R.
Risposta
di Eugenio Galli
egregio sig. R.
la ringrazio del messaggio
che apprezzo, anche se abbiamo forse, come si dice, opinioni
differenti.
Io sono, a differenza di lei, un ciclista abituale. Cioè
uso la bici come mezzo di trasporto e non solo per il mio
tempo libero.
In questi giorni sono peraltro in vacanza all'estero (Olanda), in
bici, manco a dirlo. E le assicuro che viste da qui le polemiche
italiane sulle multe ai ciclisti appaiono come minimo surreali,
come se fossero di un altro pianeta. Al punto che non si capisce
neppure di cosa stiamo discutendo.
Mi permetto di correggerla: non c'é vittimismo nelle
considerazioni che ho scritto. E' davvero solo questione di buon
senso.
Io NON ho mai messo in discussione il diritto e il dovere anche di
sanzionare i comportamenti scorretti di alcuni ciclisti.
Ma per farlo non mi pare che vi sia bisogno di alcuna nuova norma.
Il codice della strada, pur con svariate insufficienze (sulle
quali il legislatore non e' qui intervenuto), già prevede, da
tempo, norme dedicate alla bici, dotazioni obbligatorie (es. luci,
campanello, etc.) e comportamenti da tenere.
Il fatto che siano ignorate le norme e disattesi i controlli non
dipende da noi. Ma questo non vale solo per i ciclisti.
Dunque, di cosa si sta discutendo?
Ecco il senso di chiedere maggiori investimenti sulla educazione e
sui controlli.
Le dico solo che alcune sere fa ad Amsterdam ho visto la polizia
in moto fermare un ciclista perché senza luci, e in altra località
siamo stati fermati noi perché in bici procedevamo - le assicuro,
a velocità più che modesta - in zona riservata ai pedoni. E il
poliziotto ci ha ammonito dicendo "it is a warning".
In quaranta anni io non ho mai visto nulla del genere in Italia. Ecco
ciò che mi pare inconcepibile.
Resta poi il fatto che è come minimo assurdo pretendere di
equiparare ai fini della sanzione la violazione commessa al
volante di un'auto e quella alla guida di una bici. Assurdo per
ragioni di forma e di sostanza.
Ma evidentemente il nostro Paese ha bisogno delle grida
manzoniane. Per poi continuare esattamente come prima.
saluti cordiali
Eugenio Galli
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