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GIUBBINI
CATARIFRANGENTI, LEGGI "HARD" E CAMPAGNE "SOFT".
LA FIAB HA SBAGLIATO?
UN'INTERESSANTE PROVOCAZIONE (E LA NOSTRA RISPOSTA)
PREMESSA
Quest'anno (2010), come ben noto, in sede di riforma del Codice è stata proposta l'introduzione
del casco obbligatorio per i ciclisti. La FIAB, pur favorevole al casco, in linea con
le associazioni europee dell'ECF (Federazione
Europea dei Ciclisti), si è opposta alla sua obbligatorietà. Illustrando
le proprie ragioni (e le statistiche sugli incidenti), la FIAB è riuscita a
convincere la Commissione Trasporti della Camera a cancellare la norma dal testo finale.
Non è di questo che vogliamo qui parlare, però se vi interessa potete
leggere queste pagine: Posizione
della FIAB contraria all'obbligatorietà del casco (documento del 2008),
Documento
dell'ECF contro le leggi per l'obbligatorietà dell'uso del casco,
Aprile
- Maggio 2010 - Proposto e ritirato l'obbligo del casco, i vari
interventi della FIAB,
Come
è cambiato il Codice Stradale (breve
appunto e comunicato stampa)
Sempre a seguito di
pressioni, anche della FIAB, in questa occasione è stata abrogata la famigerata
norma della perdita dei punti della patente
per infrazioni commesse in bicicletta. Per informazioni vi rimandiamo a varie pagine del sito FIAB, qui riassunte:
Punti
patente detratti per infrazioni dei ciclisti
Nell'ambito di questa riforma è stato introdotto per i ciclisti l'obbligo
di indossare giubbini o bretelle ad alta visibilità di notte solo
in ambito extraurbano e sempre in galleria.
La FIAB ha accolto bene questa novità, pur affermando che è sbagliato
l'obbligo per le
gallerie urbane. E anche intervenuta, con successo, quando era stato tolto dal testo il
riferimento all'ambito extraurbano (si
veda qui dove si spiega anche il perchè), poi ripristinato.
"Il ciclista illuminato"
è stata una Campagna di molte
associazioni FIAB ancora prima che la norma fosse proposta.
Quindi è stata apprezzata e condivisa la sua finalità. E, a differenza dell'obbligo del casco, per il giubbino
l'obbligo limitato alle ore notturne e all'ambito extraurbano non è
sembrato disincentivante dal punto di vista dello sviluppo
della mobilità ciclistica. Neppure c'è un segnale di pericolosità del mezzo bicicletta ma
si afferma semplicemente che, come per ogni veicolo, anche in bicicletta si
debba essere visibili (tanto che la FIAB consiglia l'uso del
giubbino anche in ambito urbano, pur contro un eventuale obbligo).
A tal Proposito trovate nel sito queste pagine: -
CAMPAGNA
FIAB IL CICLISTA ILLUMINATO
- COMUNICATO
STAMPA FIAB
C'è anche però chi non ha
condiviso questa linea assunta dalla FIAB e ci ha detto che
avremmo dovuto opporci, come per il casco, anche a questa norma.
Una "argomentazione" puntuale e seria ci è arrivata da Todd Edelman, di
Green Idea Factory.
Edoardo Galatola, responsabile sicurezza della FIAB (in "prima linea"
su tutta la vicenda della riforma Codice
della Strada) ha risposto a Todd chiarendo la nostra posizione (e le
difficoltà "politiche" in cui ci siamo mossi).
Pubblichiamo il "carteggio", perchè è sempre utile riflettere su
come ci stiamo muovendo.
In sostanza il punto di vista di Todd è che le campagne
"soft" pro-giubbino della FIAB, presterebbero il fianco al
"nemico", a coloro cioè che addossano ai ciclisti la
responsablità di un'insicurezza che invece è dovuta alla circolazione di
ben altri (auto)veicoli.
Noi gli abbiamo risposto che non è proprio così. Però ognuno, ovviamente,
si dia la risposta che vuole.
E, se volete dire la vostra, il FORUM
della FIAB è aperto a ogni contributo (meglio se intelligente ed
equilibrato, ancor meglio se documentato, mai se offensivo, please).
Riportiamo qui in Inglese e
tradotte in Italiano, il testo della lettera di Edelman, inviata a Doretta
Vicini (vice Presidente ECF e componente Consiglio nazionale della FIAB) e
la
risposta di Edoardo Galatola.
Hi Doretta,
We met over email and in person in Brno a couple of years ago when I
was organizing a grant for a European intermodality project. I think
we did a quick "hello" at Velo-City.
I hope you are well.
In regards to the new
(hard) law for reflective vests in Italy, and the (soft)
promotion of FIAB of same, it feels to me as your soft measure
encouraged the hard one, even if FIAB was clear about it being
optional to wear vests. While the law only mandates urban wearing of
vests inside tunnels, it would seem quite impractical for a cyclist to
not wear a vest at all times in a city with tunnels of any sort -- in
other words it seems like the national authorities are trying to look
more liberal than they really are.
I absolutely agree on the necessity of cyclists using lights and
keeping them working, and I nearly certain that we share similar views
on how the burden of safety should fall on the driver (that they must
drive slower, less, with more attention, etc. I agree with the daytime
running light (DRL) position of ECF but feel that things such as
external airbags may - like anti-lock brakes and seat belts - cause
risk compensation with drivers).
So it is unclear to me why FIAB was doing the soft promotion of vests.
From the perspective of a cyclist, they certainly may increase
subjective safety, but what is the reality, in statistics? Do vests
actually help? From the perspective of a driver, what happens when
they can see what one cyclist with a vest but not another one nearby...
or at another time? Do cyclists with vests think that pedestrians can
see them better (even though pedestrians do not carry headlights with
24v of power on them)? You don't make any claims about vests, only
that drivers claim they could not see cyclists.
Would it perhaps have been better to propose a soft or even hard
requirement for reflectors front/rear, on pedals and wheels (on the
spokes or tyre sidewalls), thus creating the same law in Italy as in
many European countries? So many questions.... okay... I am simply
very curious about all of this.
Much of the above all applies to the situation after a law is enacted
since I imagine many cyclists will not obey the law and many police
will not enforce it, unless they have another reason to stop the
cyclist. The real result would seem to be that nothing really gets
safer for cyclists, and the government is just pretending to do
something.
The Velo Plus
video mentioned in the above link as an education tool of FIAB is
well-made and highly detailed, but sadly I feel it manipulates in a
complementary way to the measures from the Italian authorities, as it
combines both mandatory and voluntary actions to create the "perfect
cyclist". Even independent
associations in other countries are using it as direct inspiration,
which makes it even more troubling. Really why are cyclists in rural
areas suggested to take extra measures at all when all drivers are
required (?) to do is use their high beams? Shouldn't rural night-time
speed limits be lower? And actually how about a video which shows what
the cyclist sees? Not that it is their sole responsibility of course,
but to any cyclist automobile headlights can act like a lighthouse
if you know the route the vehicle is taking, i.e. generally when
the bike and vehicle are moving in opposite directions and heading
towards each other.
There seems to be a lot of missing science/missing studies on this
topic!
I wrote a lengthy
comment on this subject - I call it "hyper-illumination - in
my blog about two weeks ago and I hope you have a chance to look at
it.
Something about which I do not discuss in any detail in my blog
returns us to my first point, that soft promotions and laws are
actually closer in effect than we realize, and that imagery of helmets
(like on the websites of nearly all North American cycling orgs and a
few European ECF members) and on-street imagery - such as the vests
which FIAB now cannot posssibly distribute enough of - does much of
the same damage as helmets in regards to dangerization and
responsibility-shifting from drivers to cyclists. And will many
Italian citizens not familiar with FIAB actions simply conflate the
soft and hard measures as one-in-the-same?
Thanks for reading,
Todd Edelman
Green Idea Factory
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Ciao Doretta,
Ci siamo incontrati più volte per e-mail e di persona, in particolare
a Brno un paio di anni fa, quando stavo organizzando una borsa di
studio per un progetto europeo di intermodalità e di sfuggita all’ultimo
Velo-City.
Spero che tu stia bene.
Ti scrivo in merito alla
nuova (dura) legge
relativa ai giubbini ad alta visibilità in Italia,
in rapporto alla (moderata) promozione della FIAB
della stessa; sembra che la vostra campagna soft abbia incoraggiato la
misura “hard”, anche se di FIAB è chiaro il messaggio che ritiene
facoltativo indossare giubbini. Mentre per legge a livello
urbano l’obbligo di indossare i giubbini vale solo per le gallerie,
sembra impossibile per un ciclista non indossare un giubbino in ogni
momento in città con gallerie di ogni tipo - in altre parole sembra
che le autorità nazionali cercano di mostrarsi più liberali di
quello che realmente sono.
Sono assolutamente d'accordo sulla necessità per i ciclisti di avere
luci funzionanti e di mantenerle accese di sera, ma sono altrettanto
certo che condividiamo che l'onere della sicurezza dovrebbe ricadere
anche sui conducenti di auto (che devono guidare più lenti, con più
attenzione, essere di meno, etc. Sono d'accordo sulla posizione
ECF relativamente alla marcia diurna con luce DRL, ma mi sembra che
obblighi come gli airbag esterni potrebbe causare – ad es. per ABS e
cinture di sicurezza – una compensazione del rischio con i
conducenti di auto)
Quindi non mi è chiaro perché FIAB stia facendo una promozione soft
dei giubbini. Dal punto di vista di un ciclista, certamente può
aumentare la sicurezza soggettiva, ma qual è l’efficacia nelle
statistiche? I giubbini migliorano la sicurezza o no? Dal
punto di vista di un conducente, cosa succede quando può vedere un
ciclista con un indumento ad alta visibilità, ma non un altro nelle
vicinanze o in un altro momento? I ciclisti con giubbini possono
pensare che i pedoni li vedano meglio (anche se i pedoni non portano
fari con 24V di potenza con loro)? L’unica pretesa per
indossare i giubbini è quella dei conducenti che sostengono che non
possono vedere i ciclisti.
Sarebbe forse stato meglio proporre un requisito soft o hard anche
per i rifrangenti anteriori/ posteriori, sui pedali e sulle ruote (sui
raggi o sul lato del pneumatico), creando così la stessa legge in
Italia come in molti paesi europei? Tante domande .... lo so
... Sono semplicemente molto curioso di tutto ciò.
Gran parte di quanto sopra detto vale dopo che una legge è stata
promulgata dal momento che immagino molti ciclisti non rispettano la
legge e le forze di polizia non la applicano, a meno che non ci sia un
altro motivo per fermare il ciclista. Il risultato reale sembra
essere quello che nulla rende veramente più sicuri i ciclisti, e il
governo sta solo facendo finta di fare qualcosa.
Il video Velo Plus di cui al link come strumento di educazione della FIAB è ben fatto e molto
dettagliato, ma purtroppo sento che risulta essere complementare alle
misure delle autorità italiane, in quanto combina azioni obbligatorie
e volontarie per creare il "ciclista
perfetto". Anche altre associazioni indipendenti di altri
paesi lo
stanno usando come ispirazione diretta, il che lo rende ancor più
preoccupante. Veramente perché si richiede ai ciclisti in ambito
extraurbano di adottare misure supplementari di sicurezza, quando a
tutti i conducenti si richiede di usare le luci abbaglianti? Non
dovrebbero I limiti di velocità notturni essere inferiori? E
perché non un video che mostri cosa vede il ciclista di notte? Non
che sia la loro esclusiva responsabilità, naturalmente, ma ad ogni
ciclista le luci delle auto appaiono come un faro accecante, se è
noto il percorso che sta prendendo il veicolo, cioè in genere quando
bicicletta e auto si muovono in direzioni opposte uno verso l'altro.
Sembra che ci siano molti approfondimenti scientifici che mancano sull’argomento!
Ho scritto un commento lungo su questo argomento
- lo chiamo "iper-illuminazione - nel mio blog circa due
settimane fa e spero che abbiate la possibilità di valutarlo.
Qualcosa su cui non discuto in dettaglio nel mio blog ci riporta al
mio primo punto, che promozioni morbide e leggi sono in realtà più
vicine negli effetti di quanto ci rendiamo conto, e che le immagini
dei caschi (come sui siti web di quasi tutto il ciclismo del Nord
America org e alcuni membri europei ECF) e le immagini come il
gilet che FIAB non riuscirà comunque a distribuire a sufficienza –
facciano lo stesso danno dell’obbligo dell’uso dei caschi per
quanto riguarda la creazione di sensazione di pericolo e lo
spostamento della responsabilità dai conducenti di auto ai
ciclisti. E molti cittadini italiani che non hanno familiarità
con le azioni FIAB semplicemente potrebbero confondere le misure soft
e hard come se fossero le stesse.
Grazie per la lettura,
Todd Edelman
Green Idea Factory
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Dear Todd,
Many thanks for your letter which is passionate and detailed and
whose content I can share (even if not 100%). I'll try to answer as
accurately as possible.
In the ideal condition of norms which are promulgated according to
the needs of the people concerned - and therefore in this case
imagining that legislators would listen to the associations of
cyclists to modify such norms according to their requests - there
would never be a question of mandatory helmets and we would only
insist on reduced speed limits for car drivers. Talking about duties
we think, though,that it's important for cyclists to be visible (both
as to his bicycle and to his/her clothes) without making him/her
become a martian, of course.
For this reason I don't see any objection to making the vest highly
visible at night outside the city, while it's less logical to make it compulsory in a tunnel
in the city.
Going back to what happens in real life, norms are often
promulgated by people that are not familiar with the subject they are
supposed to legislate on. Norms are created in abstract and very often
on the wake of the emotion following something what happened. Moreover,
although, in genera, everybody is in favour of bicycles, nobody as a
rule ever asks the opinion of cyclists, taking also into account that
the dominating culture still revolves around the car.
I don't know if you read an article written in collaboration with
Mircea Steriu (Italian_Helmet_Law_Repeal.pdf)
on the helmet law in Italy, but the amendment of the compulsory helmet
law for everyone in Italy, which then was changed only into obligatory
for under 14 years old, has been introduced unexpectedly in a generic
bill on norms for street safety. Only thanks to great efforts and a
bit of luck we managed to eliminate it ( and will have to be on the
watchout that it's not proposed again).
In the same norm we succeeded in cancelling the loss of points in
the car licence for cyclists committing infractions. This norm had
been introduced a year before with a logic bordering madness.
We also succeeded in taking away the high-visibility vest in the
city (because in the amendments presented suddenly the obligation had
passed from outside the city + tunnel to in the city and outside the
city + tunnel).
Eliminating completely the obligation of the vest outside the city
didn't seem necessary, nor politically wise (we cannot say no to
everything) and therefore only the obligation in tunnels in town was
kept, which we estimated it was a lesser evil.
I was told that it was important also to ask for the elimination of
this point, but there was no more time and it would have been a risk
to reopen the dicussion on the points we had already brought home.
I hope I answered your question as to how I could not obtain more
and how I think that we can accept the present norm.
I also think that the Veloplus video is instructive for the
cyclists themselves because visibility is of the utmost importance.
On the other hand, although it Italy the lights on bicycles are
compulsory at night, cyclists don't respect this most of the times and
nobody fines them (which is wrong).
I thank you for the attention and the esteem, although the last is
excessive especially considering our power to influence the laws of
our mad country.
Edoardo Galatola
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Caro Todd,
La tua lettera è accorata e dettagliata, oltre che condivisibile
(anche se non al 100%). Proverò pertanto a risponderle puntualmente.
Partiamo da una condizione ideale in cui le norme siano fatte a
misura delle richieste dei diretti interessati e quindi che il
legislatore ascolti le associazioni dei ciclisti per modificare le
norme che li riguardano secondo quanto da essi desiderato.
Sicuramente non si parlerebbe mai di casco obbligatorio e
chiederemmo norme snelle, salvo pretendere basse velocità da parte
degli automobilisti. Sul fronte degli obblighi però riteniamo
comunque doveroso che il ciclista sia visibile (sia nel mezzo
meccanico che nell’abbigliamento) senza stravolgerne la naturalezza
o farne un marziano.
In questo senso non trovo sconvolgente l’obbligatorietà dell’uso
del giubbino ad alta visibilità di notte in extraurbano, mentre è
meno logico il suo obbligo in galleria in città.
Torniamo quindi alla situazione reale. Le norme spesso sono fatte
da persone che non conoscono l’argomento di cui parlano, vengono
fatte in astratto e ancora più spesso sull’onda emotiva di
specifici episodi casuali. Inoltre a parole tutti sono a favore della
bicicletta, ma normalmente nessuno interpella i ciclisti per chiedere
loro un parere, mentre la cultura dominante ha ancora l’automobile
al centro dell’attenzione.
Non so se hai letto l’articolo scritto in collaborazione con
Mircea Steriu (Italian_Helmet_Law_Repeal.pdf) sulla
vicenda della legge sul casco in Italia, ma l’emendamento per il
casco obbligatorio per tutti, poi modificato in obbligo per i minori
di 14 anni è stato inserito a tradimento in un testo di legge
generico su provvedimenti sulla sicurezza stradale; solo con un’azione
mirata e un po’ di fortuna siamo riusciti ad eliminarlo. (Dovendo
fare la massima attenzione perché non si ripresenti prossimamente).
Nello stesso provvedimento di legge siamo riusciti a far cancellare
la perdita dei punti della patente (di auto!!!) per i ciclisti che
commettevano infrazioni (proprio così e questa norma era stata
introdotta un anno prima con una coerenza che rasenta la follia).
Infine siamo riusciti a far togliere l’obbligo del giubbino ad
alta visibilità in città (perché negli emendamenti presentati
improvvisamente l’obbligo era passato da extraurbano + galleria a
urbano e extraurbano + galleria).
Eliminare del tutto l’obbligo del giubbino in extraurbano non mi
sembrava né necessario né politico (non possiamo dire sempre di no a
tutto) e quindi è rimasto solo il refuso dell’obbligo in galleria
in città, che a questo punto mi sembra il male minore.
Mi è stato fatto osservare che era opportuno segnalare l’eliminazione
anche di questo punto, ma non c’erano più i tempi e si correva il
rischio di riaprire la partita sugli altri risultati che avevamo
raggiunto.
Spero di aver chiarito come non ritenevo di poter ottenere più di
quanto raggiunto e come con un po’ di realpolitik penso l’attuale
norma sia accettabile.
Ritengo infine che il video di Veloplus sia istruttivo per i
ciclisti stessi e trovo che farsi vedere sia fondamentale.
D’altronde in Italia c’è l’obbligo da tempo di avere le luci
sulle bici e di accenderle di sera, ma i ciclisti non lo rispettano in
grande maggioranza e nessuno li sanziona (sbagliando).
Grazie comunque per l’attenzione e la stima, anche se quest’ultima
è eccessiva, soprattutto nella capacità di incidere sulle leggi del
nostro pazzo paese.
Edoardo Galatola
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