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in Italia è più facile spostare un carro armato che una bici!!

Se vuol viaggiare, Signor Contino...

Vacanze in Puglia, nel Salento. Voglio portare la mia bici laggiù, da Milano.
Trenitalia lo esclude: sulle lunghe tratte dovresti spedirla col corriere. Non mi informo neppure sui prezzi: la bici viaggia con me.
Sondo le alternative residue: scartata l'auto, che comunque non avrei utilizzato, e accantonato per il momento l'aereo, penso al bus.
Le Autolinee Marino hanno un collegamento quotidiano che fa al caso mio, portandomi vicinissimo alla mia meta finale. Decido quindi di provarci e chiamo. Un'affabile centralinista mi ragguaglia sugli orari e i prezzi ma, appena le dico che porto con me una bici, tutto diventa enigmatico.
Si può? Non si può? Cosa dice il regolamento? Posso prenotare? Quanto costa?... Mah!?
La prima risposta è salomonica: "Se c'è posto la può caricare". Monsieur de la Palisse, immagino che se il pullman è già tutto prenotato non sia possibile aggiungere altri volumi, ma, visto che gioco con un certo anticipo, chiedo: "Posso prenotare anche per la bici?". No. "Bene, e allora che fare?".
"La porti al pullman alla partenza e, se c'è posto, gliela fanno caricare". Già, e se il posto non c'è la lascio sul piazzale della stazione? Non è possibile saperlo prima? Anche qui la risposta è negativa.
Al momento di prenotare il posto passeggero evito, su consiglio del servizio clienti, sia la partenza nel fine settimana, giocandomi così due giorni delle mie preziosissime ferie, sia la partenza serale, rinunciando a un'ulteriore giornata. Evitare le condizioni di maggiore affollamento dovrebbe servire a dare qualche chance in più di trovare un posto anche per la bici: Parigi val bene una messa...
"Faccia così -mi suggerisce la signorina del call center- ci richiami il giorno prima della partenza, e, in base al numero dei posti che risulteranno prenotati, potremo fare una previsione più attendibile se la bici ci può stare o no". A 12 ore dalla partenza chiamo, e siamo daccapo. La bici? Mmmh.. si... no... forse. Lasciamo perdere.
Il momento è giunto. Mi presento con la mia bici e dalla stazione di Milano il pullman parte con due (sic!) persone a bordo. La bicicletta è stata agevolmente caricata nella stiva, senza neppure dover smontare le ruote.
Per il biglietto supplementare arriva il controllore di bordo che, con modi simpatici, mi dice: "E per la bici adesso quanto ti faccio pagare? Trecento euro?". "No, -gli rispondo cortese- guardi che avevo preavvertito la Direzione a Bari e mi avevano detto che, se non fosse stato pieno, avrei potuto caricarla e che avrei pagato sui trenta euro" (in verità mi avevano detto una volta 30 e una seconda 35 euro...). Gli chiedo: "Ma scusi, non avete un tariffario?". No. Il biglietto viene fatto a bordo, ed evidentemente anche il prezzo.
Alla fine pago 20 euro e tutto finisce a tarallucci e vino, con tante grazie.

Dunque, a parte la certezza delle tariffe, che non dovrebbe essere un optional, mi chiedo: perché viaggiare in Italia con una bici al seguito è ancora così faticoso ed aleatorio? Sembra che sia più facile spostare un carro armato che una bici.
Non sai se parti, non sai se arrivi, non sai quando, non sai quanto ti costa, non puoi prenotare, in molti casi il trasporto bici è addirittura vietato dal regolamento. Nel migliore dei casi, se il regolamento non prevede nulla, ti affidi agli umori dei funzionari via via incontrati e tutto appare confinato a un arcano che si addice più ai fatti mistici che non alle esigenze pratiche.
Ma insomma, signori amministratori e signori gestori del servizio pubblico, la bici non è un ordigno bellico, lo avete capito, o no?
Vogliamo avere la possibilità di scegliere di fare a meno dell'auto: consentircelo è un vostro dovere! Siamo stufi di dover chiedere come grazia ciò che, in Europa, è prassi comune e spesso addirittura servizio gratuito.

Eugenio Galli - Milano
Presidente di FIAB-Ciclobby di Milano e Coordinatore Fiab Lombardia


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