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Sparate estive ministeriali ?
"Le auto sono armi improprie e quindi la patente deve essere una sorta di porto d'armi"

In seguito alle dichiarazioni estive del ministro Lunardi, Eugenio Galli (Presidente di FIAB-Ciclobby di Milano e Coordinatore Fiab Lombardia) ha scritto la seguente lettera alla stampa.


Dice il ministro Lunardi: "Le auto sono armi improprie e quindi la patente deve essere una sorta di porto d'armi", con ciò annunciando di voler sottoporre a maggiori controlli le scuole guida.

Guardando i dati di morti e feriti sulle strade e i costi sociali correlati non si può dare torto al Ministro circa la natura obiettivamente offensiva e potenzialmente letale del mezzo a motore.
Resta un dubbio: ciò dipende, in primis, dalla "serietà" delle scuole-guida?

Una maggiore attenzione nella fase della preparazione e del rilascio delle licenze di guida sarebbe senz'altro utile, anche per prevenire e combattere alla radice possibili leggerezze e pratiche clientelari. Come dimenticare lo scandalo delle patenti facili di alcuni anni fa, che vide coinvolte decine di autoscuole?
Ma è tutto il sistema, anche culturale, che ruota attorno all'uso dell'auto in Italia -dal produttore in giù- che deve essere modificato se si vuole che davvero cambi qualcosa, al di là degli inutili proclami. E questo anche per uscire finalmente dalla ossessione dell'auto a-tutti-i-costi, che ancora soffoca le molte possibili alternative di trasporto esistenti (mezzi pubblici e biciclette, per citarne due).

Vi è innanzitutto la necessità di maggiori controlli che rendano effettive e cogenti norme spesso esistenti solo sulla carta e ignorate anche da chi dovrebbe pretenderne l'applicazione (polizia municipale e stradale in testa). Si parta, dunque, da norme chiare e puntualmente applicate.

Un esempio per tutti: il rispetto dei limiti di velocità nei centri urbani (50 km/h) è notoriamente una favola. Chi si prova a rispettarlo, perlopiù il neo-patentato (magari neanche per intima convinzione ma per minore dimestichezza nelle tecniche di guida), subisce direttamente la sanzione -questa sì invariabilmente applicata- dell'impazienza di chi procede dietro di lui, sfogata a colpi di clacson e lampeggi di abbaglianti, nel migliore dei casi. E allora ti chiedi: il limite c'è o non c'è? Se non lo rispetti, violi una norma del codice della strada o costituisci "pericolo ed intralcio alla circolazione"?

Inutile fingere stupore o tardivi decisionismi, nel clamore della stampa, quando avvengono disgrazie tipo quella di qualche settimana fa alle porte di Roma, a margine di un incendio sviluppatosi fuori dalla carreggiata, con decine di auto aggrovigliate nel fumo, e morti e feriti, quando si sa perfettamente che eventi di quel tipo sono normalmente evitati più per effetto del caso che della prudenza, visto che i comportamenti che li causano (nella fattispecie, il mancato rispetto dei limiti di velocità e delle segnalazioni, unitamente a una buona dose di arroganza) sono nella prassi di guida quotidiana, si potrebbe dire nel sangue, di migliaia e migliaia di automobilisti.

Con buona pace del sindaco di Milano, Gabriele Albertini, che, in occasione della prima riunione dell'europarlamento, è giunto a Bruxelles a bordo di una Porsche vantandosi di aver viaggiato a 280 km/ora (in Germania, si intende...). E con buona pace del bombardamento pubblicitario che inculca, anzi crea, il bisogno di autovetture sempre più potenti e veloci.

Ma che dire della segnaletica spesso illeggibile, seminascosta, contraddittoria, priva di manutenzione, o addirittura totalmente mancante?
Segnaletica che talvolta, come anche recentemente denunciato dall'ACI, sembra essere stata disposta senza minimamente pensare alla finalità alla quale è preposta, cioè segnalare, appunto. Non sono, anche queste, armi improprie? Di chi la responsabilità?

E veniamo al conseguimento della patente, come attualmente concepito per programmi e modalità di svolgimento.
E' un percorso che comincia con una manualistica pessima (tanto che molti, seguendo un consiglio diffuso, si dedicano a imparare a memoria gli astrusi test, tralasciando la lettura del manuale o consegnandola a un passaggio superficiale); prosegue con esami burocratici, vissuti come un atto dovuto e per nulla intesi a verificare la preparazione di colui che si candida a mettersi alla guida, bensì unicamente a saggiarne abilità e prontezza nella soluzione di sibillini quesiti enigmistici. L'esame di guida poi, a prescindere dagli umori del commissario di turno, si sa bene quanto sia routinario e distante da ciò che avviene non appena ci si trovi a guidare sul serio.

Ecco, se ci si propone di limitare i controlli alle scuole guida, invariato il resto, temo che si fallirà ancora una volta l'obiettivo, ammesso che esso sia davvero quello di migliorare il senso civico di chi sta al volante, la sicurezza sulle strade e la qualità della vita di tutti i cittadini e non invece annunciare rivoluzioni di cartapesta, buone forse per il periodo estivo ma nella sostanza del tutto inutili.

Eugenio Galli - Milano
Presidente di FIAB-Ciclobby di Milano e Coordinatore Fiab Lombardia


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