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Comunicato stampa FIAB 9/99: Finanziamenti per la mobilità ciclistica. A che punto siamo?
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Bari, 30/03/99
Comunicato Stampa
FINANZIAMENTI PER LA MOBILITÀ CICLISTICA.
A CHE PUNTO SIAMO?
La scadenza del 31 marzo, fissata dalla legge n. 366/98 sui finanziamenti a favore della mobilità ciclistica, entro cui il Ministero dei Trasporti avrebbe dovuto approvare la ripartizione dei fondi sulla base dei piani predisposti dalle Regioni, è slittata a data da destinarsi. Non solo. Sembra pure che i piani regionali necessari per mettere insieme le istanze degli Enti locali (sulla base di direttive regionali?) utili a conoscere lammontare delle risorse richieste per sviluppare la mobilità ciclistica non siano più importanti. Sembra, infine, che i criteri per lassegnazione dei già limitati fondi messi a disposizione dalla legge (11 miliardi allanno per 15 anni con cui attivare mutui), non saranno soltanto quelli indicati dalla legge e cioè: a) in base ai piani regionali predisposti, b) in proporzione ai fondi stanziati autonomamente dalle singole regioni, c) sulla base di quanto impegnato nellesercizio finanziario precedente. Solo una parte verrà ripartita in questa maniera, ma una buona parte (forse addirittura il 70%) verrà assegnata indistintamente alle Regioni, sia a quelle più sensibili e più attive, sia a quelle che della mobilità urbana e turistica in bicicletta non gliene importa un bel niente!
Finanziamenti a pioggia? Pare proprio di si. E cosa succederà se ci saranno Regioni non in grado di realizzare interventi sufficienti e di qualità? Ci saranno dei soldi non spesi come è successo già per la legge 208/91 che finanziava itinerari ciclopedonali nelle aree urbane? Perché non rispettare il principio, peraltro previsto dalla stessa legge, del federalismo e della capacità di ogni singola Regione a programmare?
Probabilmente tutto ciò è anche il risultato dellinteresse generale che la legge ha destato. Quanti articoli sui quotidiani nazionali sono stati dedicati? Quanti servizi giornalistici sono andati in onda? Quali giornalisti si sono incuriositi alla legge che, per la prima volta in Italia, si propone di farci avvicinare al resto dEuropa in termini di ciclabilità e, quindi, di vivibilità urbana? Si fa tanto un gran parlare di mobilità sostenibile, di misure per prevenire i gas serra e il benzene, di eco-turismo. Ma forse se lattenzione dei mass-media fosse stata quella destinata ad altri mezzi di trasporto ritenuti, ma solo in teoria, più sostenibili e quindi più gettonati (per esempio le biciclette elettriche, sicuramente uno spreco in proporzione ai risultati che potranno dare), probabilmente le cose sarebbero andate un po diversamente. Un po di fiato sul collo a chi ha le competenze per decidere non avrebbe fatto certamente male.
Per lo meno è stata predisposta dal Ministero dei lavori pubblici, come dice la legge, una bozza del regolamento tecnico per la costruzione di piste ciclabili che ora inizia il suo iter. La FIAB non è stata invitata alle varie riunioni. Ha ricevuto soltanto ora il testo con linvito a formulare eventuali sue osservazioni. Ma non sappiamo quanto tempo abbiamo e quanta possibilità cè realmente che nostre eventuali proposte possano essere prese in considerazione.
Con questa nebbia allorizzonte che deve spingerci a lavorare tutti con maggior impegno almeno una certezza ce labbiamo. Finalmente abbiamo spedito allIspettorato Generale per la Circolazione e la Sicurezza Stradale del Ministero dei Lavori Pubblici la richiesta per essere certificati e poter fare educazione stradale e alla promozione ciclistica (che già la FIAB svolge molto egregiamente e da anni in diverse realtà italiane) con il patentino ministeriale. Infatti secondo lart. 10 delle legge 366, che rende obbligatoria nelle scuole leducazione alluso della bicicletta come mezzo di trasporto, tale attività può essere svolta dallAutomobil Club dItalia, dalle società sportive ciclistiche, dalle associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero dellAmbiente (come noto la FIAB, inspiegabilmente, non è mai stata riconosciuta unassociazione ambientalista dal relativo Ministero e chissà se lo sarà mai) e dagli enti e dalle associazioni di comprovata esperienza nel settore. Abbiamo allora chiesto al Ministero dei lavori pubblici, non potendo né volendo diventare unassociazione di utenti motorizzati o di corridori, di riconoscere la FIAB per quello che è: unassociazione che opera senza fini di lucro per promuovere la mobilità ciclistica e di poter andare a raccontarlo a docenti e studenti. Attendiamo tutti fiduciosi il loro riconoscimento..
Lello Sforza
Responsabile
relazioni esterne
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