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Nel
dibattito sull'inquinamento dell'aria nessuno ha segnalato, tra i rimedi,
la necessità di sviluppare l'uso della bicicletta. Milano, 17/02/02 Lettera al Direttore Tra tutti i politici, amministratori pubblici, opinionisti ed anche ambientalisti, intervenuti in quest'ultimo periodo per dire la loro sull'inquinamento dell'aria - presentando anche decaloghi e ricette - praticamente nessuno ha segnalato, tra i rimedi, la necessità di sviluppare l'uso della bicicletta. E questo denota un serio gap culturale tutto italiano. Anzi, in piena emergenza,
qualcuno è arrivato a sostenere che i ciclisti, rispetto agli altri
utenti della strada (pedoni, automobilisti, utenti del trasporto
pubblico), sono più esposti agli effetti nocivi dell'inquinamento. L'dea cui si fa ricorso per sostenere questa tesi strampalata è che i ciclisti, quando pedalano in città, sono soggetti alla iperventilazione (cioè hanno il fiatone e respirano più aria degli altri). Si tratta di una vera favola metropolitana. Chi si muove in bici in città va a 12-15 chilometri all'ora, velocità che corrisponde a quella di 5 chilometri all'ora di quando si cammina a piedi. Il ciclista in città non viaggia certo a 30 e più chilometri all'ora che invece corrisponde al correre a piedi (10-15 e più all'ora). Dunque il ciclista di città è inquinato come tutti gli altri, ma almeno ha la grande soddisfazione di non essere un inquinatore. Per la verità, c'è chi sostiene (Città per la bicicletta, città dell'avvenire, Commissione Europea. DG XI - Ambiente sicurezza nucleare e protezione civile, Edizione pubblicata dal Ministero dell'Ambiente, p. 35) che all'interno degli abitacoli delle auto l'inquinamento è anche maggiore. Una ragione in più per sviluppare l'uso della bicicletta (o andare a piedi o usare i mezzi pubblici) e quindi contribuire a non inquinare sè e gli altri. Luigi Riccardi, presidente
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