ARCHIVIO: questo è il vecchio sito FIAB (anni 1998 - 2012)

VAI AL NUOVO SITO

 
 torna alla pagina di Critical Mass
 

Home Page

Critical Mass

Critical mass e FIAB

Fiab e Critical Mass - anno 2004

Il possibile futuro dei movimenti cicloambientalisti in Italia
di Luigi Riccardi (Presidente Fiab-onlus) e Eugenio Galli (Presidente Fiab-Ciclobby di Milano)

“Bici, una pacifica invasione nelle città malate di traffico: i ciclisti urbani rivendicano il loro diritto a pedalare”. Così recentemente titolava a tutta pagina un importante quotidiano nazionale.
Ma chi sono questi ciclisti urbani? Chi li rappresenta? Chi si occupa di loro?
Fino a non molto tempo fa, in Italia non esistevano realtà organizzate, diverse dalla FIAB e dalle associazioni ad essa federate, che realizzassero azioni e muovessero rivendicazioni e proposte sui temi della mobilità sostenibile in bicicletta. La FIAB, insomma, si presentava come unico soggetto promotore e di riferimento, di riconosciuta competenza ma spesso poco incisivo: una sorta di monopolista marginale, una voce isolata e fuori dal coro.
Quella marginalizzazione delle nostre realtà associative era forse il frutto della rappresentazione comune della bici, e della contaminazione culturale da essa prodotta, che ne faceva soprattutto un mezzo per la pratica sportiva e, nel migliore dei casi, escursionistica: predominante era cioè l’interesse per il tempo libero.
Oggi, nelle città malate di traffico, la bicicletta riacquista finalmente -e a pieno titolo- anche il valore di mezzo di trasporto. E, con esso, sollecita l’interesse di molti soggetti, anche economici, e risveglia l’attenzione dei media da un lungo torpore.
A questo proposito alcune importanti novità sembrano ormai prossime ad affacciarsi.
Ci riferiamo in particolare al ruolo che il fenomeno del Critical Mass sembra destinato ad assumere in Italia.
Alcuni fatti suggeriscono riflessioni.
Lo scorso dicembre, in occasione della IX Conferenza internazionale delle Parti sull’applicazione del Protocollo di Kyoto sui mutamenti climatici (brevemente, CoP9), un raggruppamento ampio e trasversale di associazioni e movimenti -da Fiab a Legambiente, dal WWF a Italia Nostra e molti altri- diede vita a un cartello di iniziative, culminate con una manifestazione in bicicletta denominata “Stop Global Warming”. In quella stessa giornata un altro corteo di ciclisti, colorato e festoso, attraversava la città con una scelta di autonoma visibilità: era il gruppo del Critical Mass, che si muoveva in direzione opposta a quella della manifestazione principale.
Ancora a Milano, da sempre il laboratorio che anticipa sviluppi di rilevanza per l’intero Paese, si è recentemente costituita un’associazione, dall’evocativo nome +bc, che risulta molto vicina all’area del Critical Mass e che intende rappresentare esigenze e interessi dei ciclisti urbani.
Buon ultimo, il Manuale di sopravvivenza ciclica urbana, da poco edito da Terre di Mezzo, fotografa questa multiforme realtà che sta emergendo a livello nazionale sotto le insegne delle “coincidenze organizzate”. Una realtà tanto concreta da essersi data un appuntamento nazionale: il prossimo 29 maggio si svolgerà infatti a Roma il primo raduno nazionale delle Critical Mass locali.
E’ su questi fatti che deve innestarsi una adeguata riflessione da parte nostra.
Da segnali come quelli sopra ricordati sembra probabile infatti che in un futuro che pare ormai prossimo - così come in Italia è già avvenuto storicamente nel mondo sindacale e più di recente tra le associazioni ambientaliste e nella rappresentanza dei consumatori - anche i ciclisti, ed in particolar modo i ciclisti urbani, a livello nazionale saranno divisi nella loro rappresentanza tra più soggetti.
Anche la FIAB, dunque, dovrà saper affrontare il confronto e la relazione con altri soggetti rappresentativi degli stessi interessi di cui essa è stata portatrice esclusiva per oltre un decennio.
Se questa moltiplicazione della rappresentatività è indubbiamente un segnale positivo, perché stimola al confronto e perché convoglia più persone ad occuparsi di mobilità in bicicletta, essa , per la nostra realtà, potrebbe anche costituire un possibile limite: il rischio che l’esperienza e le competenze maturate e acquisite nella FIAB a livello locale, regionale e nazionale, facendone un riconosciuto centro di competenza, vengano disperse anziché essere valorizzate e capitalizzate tra tutti i nuovi soggetti.
Se non vogliamo dunque che da questa proliferazione discenda una frammentazione e quindi un indebolimento, anziché un rafforzamento dell’azione, da qui e sin da ora emerge chiara l’esigenza che si debba adottare tra tutti i nuovi soggetti una linea comune, che può essere riassumibile nella formula, certamente non nuova: “marciare divisi per colpire uniti”.
Solo così i ciclisti urbani quotidiani, e non solo quelli associati o “movimentisti”, potranno veramente giovarsi delle forze nuove in campo, di un incremento effettivo della loro rappresentanza, di un’amplificazione della loro voce di utenti delle strade, trovando finalmente, anche a livello istituzionale e dei mass media, un’attenzione sin qui negata o resa estremamente difficile alla soluzione e al miglioramento concreto delle quotidiane difficoltà che rappresentano, per noi in Italia, un’eredità difficile da smantellare.

Home Page

 torna alla pagina di Critical Mass