Dal
n. 3/2002 di Ciclobby Notizie
CRITICAL MASS, ovvero coincidenze organizzate
Ai molti che ce lo chiedono, continuiamo a rispondere, correttamente,
che CICLOBBY Fiab non è tra i promotori di critical mass.
"Ma allora non condividete", incalza qualcuno, "siete
contro questa iniziativa?". Neppure. Anzi, a noi va bene che sempre
più biciclette si muovano per gli scopi e per iniziativa dei soggetti
più diversi.
Noi di CICLOBBY Fiab, come del resto tanti altri cittadini, usiamo la
bicicletta sia per praticare il cicloescursionismo – vale a dire, una
forma di turismo di massa dolce e rispettosa dell’ambiente – sia anche
come mezzo di trasporto, efficiente ed efficace più di ogni altro sulle
brevi distanze, perché è soggettivamente conveniente e per contribuire a
migliorare traffico ed ambiente urbano.
Come FIAB e come associazioni aderenti promuoviamo inoltre
manifestazioni in bici per segnalare all’opinione pubblica che la
bicicletta esiste, che non deve essere ignorata e che ha un ruolo
importante da giocare nelle politiche della mobilità e dell’ambiente;
ed anche come forma di lotta - o, se si preferisce, di pressione, o,
ancora, per fare lobbying - per sostenere e raggiungere gli obiettivi che
ci siamo dati.
Ed è in questa prospettiva, ad esempio, che lo scorso autunno come
FIAB siamo andati, con una ciclostaffetta, da Bolzano a Roma per premere
sul Parlamento e sul Governo sostenendo la necessità di rifinanziare la
366, la legge sulla mobilità ciclistica. E all’inizio del prossimo
autunno lo rifaremo, partendo da Tarvisio questa volta.
Ogni ultimo lunedì del mese – come CICLOBBY Fiab, Arciragazzi,
Legambiente, MAM, WWF – andiamo in piazza della Scala a fare un
carosello attorno al monumento di Leonardo per premere sul palazzo
(Marino, in questo caso) affinché si decida ad intervenire
significativamente a favore della mobilità ciclistica.
Tempo fa, per portare altri esempi, siamo eversivamente scesi in massa
con le nostre bici in metropolitana per sbloccare, riuscendoci, il tira e
molla di coloro che in ATM non si decidevano a concedere la possibilità
di entrare sui treni con le bici. E siamo pronti anche ora ad altre
iniziative del genere, qualora l’ATM continuasse a non decidersi a
sviluppare, come da noi ragionevolmente richiesto da troppo tempo ormai, l’integrazione
modale bicicletta-mezzo pubblico di trasporto (e cioè, non solo
estensione del servizio di trasporto bici, ma anche pubblicità
istituzionale di questo servizio, parcheggi depositi e noleggio bici,
facilitazioni per portare su e giù le bici in metropolitana, ed altro
ancora).
Recentemente, siamo andati a costruire un pezzo di pista ciclabile in
piazza Conciliazione – e a causa di questa pratica dell’obiettivo,
consapevolmente illegale, siamo anche stati sanzionati dalla Polizia
Municipale – per denunciare l’inerzia decennale del Comune a risolvere
questo nodo di conflitto tra bici e mezzi motorizzati lungo l’unica
pista ciclabile di Milano (da Via Caprilli al Parco Lambro).
E potremmo continuare con gli esempi di lotta.
Nello scorso settembre Antonio Colombo ha organizzato nella sua
galleria di via Solferino una bella mostra sull’esperienza dei provos
olandesi degli anni '60.
Qualcuno, che al tempo dei provos non era ancora nato, è rimasto
folgorato da questa esperienza e così, associandola concettualmente a
qualche attuale azione no global, ha deciso di far decollare a Milano la
nuova iniziativa critical mass del giovedì sera, successivamente
esportata a Roma, Torino ed in altre città.
Queste iniziative di coincidenze organizzate hanno raccolto molte
decine di persone e ne hanno fatto un fenomeno di cui anche i mass media
si sono in più casi occupati.
Dadaisti(*) sono stati definiti, o si sono autodefiniti, i critical
mass milanesi, quasi che l’obiettivo della loro azione fosse l’azione
stessa. Ma noi pensiamo che un obiettivo lo abbiano, anche se ancora non
esplicitato.
Per concludere, come abbiamo iniziato: noi di CICLOBBY Fiab non siamo
sicuramente contro, ma non possiamo non evidenziare che abbiamo comunque
una missione diversa dai critical mass. Come dire, offelee fa el to mesté,
oppure unicuique suum. Anche se poi qualcuno di noi, certi giovedi sera
(il raduno è alle 21,30 in via Mercanti), decide di partecipare pure lui
a questi happening per vedere l’effetto che fa.
Un solo consiglio agli amici critical mass: non esagerate nel fare
incazzare gli automobilisti e nell’infrangere gratuitamente le regole
del Codice della Strada.
Eugenio Galli e Luigi Riccardi
(*) Dadaismo: atteggiamento artistico-letterario del primo Novecento,
basato sulla negazione di tutti i valori razionali e riconosciuti e sull’esaltazione
di quelli istintivi, elementari, infantili, gratuiti e arbitrari dell’individuo
(Devoto-Oli)
Dal n. 4/2002 di Ciclobby Notizie
Critical mass e
FIAB: anime a confronto
Sarà per l'attenzione che i mass media stanno
dedicando da alcuni mesi al fenomeno. Sarà per le centinaia di persone
che, sbeffeggianti, sfrecciano in sella alle loro bici bloccando il
traffico. Sarà la curiosità verso un'entità nuova di cui ancora
sfuggono i dettagli (la novità è tale peraltro solo per noi, visto che a
San Francisco, suo luogo di nascita, esiste da dieci anni). Sia come sia,
il critical mass continua a far discutere, dentro e fuori la nostra
associazione. A Milano, ma anche in altre città italiane dove si sta man
mano espandendo.
E la discussione è già, di per sé, un fatto
positivo, nella misura in cui genera riflessione.
Per chi ancora non sapesse di che si tratta, il critical
mass - o massa critica - realizza nei fatti una sorta di risposta
all'impotenza del ciclista nel traffico, con un'inversione dei ruoli (in
senso antagonista) tra bici e veicoli a motore: ciò che non è possibile
al singolo ciclista, intimidito dal ruggito dei motori e dal traffico
spavaldo, lo diventa nel momento in cui i ciclisti, attraverso delle
"coincidenze organizzate", convergono in un luogo convenuto e
formano una massa tale da fermare il traffico. "Noi siamo il
traffico", dicono.
Diventano sempre più ricorrenti le domande: quali sono
i rapporti tra noi e critical mass? Quali le analogie e le
differenze tra Ciclobby Fiab e la massa critica? Come gestire il confronto
con queste realtà? E' giusto avvicinarsi? E' meglio starne fuori?
Sarebbe sbagliato eludere il confronto, tanto quanto lo
sarebbe un'analisi affrettata e acritica.
Tuttavia, nei limiti in cui questo spazio lo consente,
ci sembra utile iniziare a offrire qualche spunto per meglio focalizzare
il tema. E, per riuscire a intenderci, forse il confronto andrebbe spinto
sia sul metodo sia sul merito.
L'elemento unificante del critical mass è il
piacere di esserci. Qui e ora. Per andare non importa dove: quel che conta
davvero è fare massa.
Il critical mass non è politicamente
disimpegnato (anzi in certi momenti lo si potrebbe ritenere politicamente
connotato), ma cerca un impegno che non sia fatto di rappresentanza, che
non è in grado di esprimere, bensì di partecipazione diretta.
Un carattere distintivo del critical mass è
infatti la spontaneità e l'assoluta mancanza di responsabili e di
regolamenti. Non è mai esistita alcuna associazione critical mass
e ogni manifestazione (posto che loro rifiutano questa definizione) deve
avere caratteristiche di massima casualità, senza percorsi definiti, né
capigruppo: non a caso parlano di "coincidenze organizzate".
Ancora, da quanto detto sopra discende che l'impegno
del critical mass non è portato ad effettuare analisi, né ad
esprimere una sintesi, ossia un programma, degli obiettivi, delle
rivendicazioni, ma si compone, come in un caleidoscopio, della
molteplicità delle sue anime presenti hic et nunc. Inutile quindi
cercare piattaforme e proposte sui temi della mobilità ciclistica, siano
essi quelli della bici come mezzo di trasporto o per il cicloescursionismo.
La politicità del fenomeno si limita al fatto, senza dubbio assai
importante, di dare visibilità alla bici e soprattutto alla bici in
movimento.
Va da sé, quindi, che il contatto e il dialogo con le
istituzioni, il momento della rivendicazione politica, tanto essenziale
per noi di Ciclobby e della FIAB, per il critical mass non è
minimamente cercato. E lo stesso rapporto con la stampa è vissuto dal critical
mass come arma a doppio taglio per il timore di finire a corredo di
qualche vetrina di tendenza.
Posto che non ci sembra possibile, senza snaturare la
nostra storia e la nostra cultura, abdicare al momento del confronto anche
con le sedi istituzionali, rinunciare all'intervento di promozione
culturale trasversale, verso enti e istituzioni, cittadini singoli e
associati, che ha contraddistinto la nostra azione (si pensi a tutti i
temi, le proposte e le proteste che, localmente e a livello nazionale,
abbiamo portato e portiamo avanti sui temi dell'intermodalità, delle reti
cicloturistiche, della mobilità casa-scuola e casa-lavoro, dei diritti
del ciclista e via elencando) è evidente che questo resterà un elemento
distintivo del movimento cicloambientalista cui apparteniamo. Così pure
il momento della sintesi, la capacità di elaborare proposte e progetti,
ma anche di condurre proteste, e quello della rappresentanza di interessi,
sono temi che ci appartengono e dei quali dobbiamo sentirci orgogliosi.
Vi è anche da dire che molte persone sono sempre più
sfiduciate dal confronto che, oltre ad essere difficile (spesso occorrono
sforzi immensi per produrre risultati minimi), si dimostra in molti casi
inefficace sia per lacune nostre (discontinuità di azione spesso legata a
limitatezza di risorse umane disponibili), sia per superficialità,
disinteresse, incultura di molti interlocutori (si pensi alla
considerazione in cui viene tenuta la ciclabilità presso il Comune di
Milano, nonostante il pressing di Ciclobby Fiab che dura da quindici anni
e più, ora rafforzato dalle attività del Gruppo Azione Bici che,
coordinato da Ciclobby, raccoglie una composita e importante realtà
associativa).
Ma anche al nostro interno, a riprova del mutamento di
clima in corso, si moltiplicano le pressioni verso azioni più incisive.
Sempre, però, finalizzate al perseguimento di obiettivi.
In questo senso ci sembra di poter dire che le nostre
reciproche diversità rispetto al critical mass sono fonte di
arricchimento e non dovremmo cercare inopportuni appiattimenti, bensì
coltivare e valorizzare le differenze, partendo dalla conoscenza della
storia, delle attività e del ruolo che il nostro movimento -incardinato
localmente con Ciclobby, e poi articolato a livello regionale
(Coordinamento FIAB Lombardia), nazionale (FIAB) ed europeo (ECF) - ha
saputo realizzare nell'arco di quasi un ventennio, accreditandosi in molti
casi come riconosciuto centro di competenza.
D'altro canto, e per concludere, è emblematico quanto
dichiarato in un'intervista da Francesco Merra (il manifesto, 27
settembre 2002), che ha "inventato" il critical mass ad
Andria, in provincia di Bari: "Vado in bicicletta da sei anni e ho
sempre cercato di coinvolgere altra gente ad utilizzarla come mezzo di
trasporto, ma in una città come Andria non c'era proprio niente da fare.
Fino a quando..." l'incontro col critical mass ha permesso di
portare in strada 150 persone, che, per una cittadina di centomila
abitanti, sono davvero un record. Ma in quelle parole si ravvisano almeno
due altri segnali molto rilevanti: la difficoltà di rappresentare istanze
coinvolgendo più persone su obiettivi specifici, e, dall'altro lato,
come, anche alla base dell'anima critical, alla fase nativa e in
modo del tutto disorganizzato, possano esservi sensibilità da noi tutti
riconoscibili e condivisibili.
Noi continueremo a sentirci liberi di partecipare alle
iniziative critical mass, pur nella consapevolezza che la storia e
la "missione" delle nostre associazioni sono sensibilmente
diverse ed altrettanto irrinunciabili.
Eugenio Galli e Luigi
Riccardi
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