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Critical Mass

Critical mass e FIAB anime a confronto?

Fiab e Critical Mass - anno 2002

Noi continueremo a sentirci liberi di partecipare alle iniziative critical mass, pur nella consapevolezza che la storia e la "missione" delle nostre associazioni sono sensibilmente diverse ed altrettanto irrinunciabili.
(Luigi Riccardi e Eugenio Galli)

A Milano Critical Mass è partita da tempo. Così che Ciclobby-Fiab (che è anche l'associazione aderente di cui fa parte il Presidente della Fiab Luigi Riccardi), a fronte di domande insistenti da parte di soci e/o stampa locale, ha voluto chiarire la propria posizione.
Vi proponiamo due editoriali, scritti da Eugenio Galli (Coordinatore Fiab Lombardia) e Luigi Riccardi (Presidente Fiab), per due numeri successivi di Ciclobby Notizie.
Il primo, evidentemente, scritto "a caldo", per rispondere subito ad alcune domande. Il secondo approfondisce un po' di più la questione.

 

Dal n. 3/2002 di Ciclobby Notizie

CRITICAL MASS, ovvero coincidenze organizzate

Ai molti che ce lo chiedono, continuiamo a rispondere, correttamente, che CICLOBBY Fiab non è tra i promotori di critical mass.

"Ma allora non condividete", incalza qualcuno, "siete contro questa iniziativa?". Neppure. Anzi, a noi va bene che sempre più biciclette si muovano per gli scopi e per iniziativa dei soggetti più diversi.

Noi di CICLOBBY Fiab, come del resto tanti altri cittadini, usiamo la bicicletta sia per praticare il cicloescursionismo – vale a dire, una forma di turismo di massa dolce e rispettosa dell’ambiente – sia anche come mezzo di trasporto, efficiente ed efficace più di ogni altro sulle brevi distanze, perché è soggettivamente conveniente e per contribuire a migliorare traffico ed ambiente urbano.

Come FIAB e come associazioni aderenti promuoviamo inoltre manifestazioni in bici per segnalare all’opinione pubblica che la bicicletta esiste, che non deve essere ignorata e che ha un ruolo importante da giocare nelle politiche della mobilità e dell’ambiente; ed anche come forma di lotta - o, se si preferisce, di pressione, o, ancora, per fare lobbying - per sostenere e raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati.

Ed è in questa prospettiva, ad esempio, che lo scorso autunno come FIAB siamo andati, con una ciclostaffetta, da Bolzano a Roma per premere sul Parlamento e sul Governo sostenendo la necessità di rifinanziare la 366, la legge sulla mobilità ciclistica. E all’inizio del prossimo autunno lo rifaremo, partendo da Tarvisio questa volta.

Ogni ultimo lunedì del mese – come CICLOBBY Fiab, Arciragazzi, Legambiente, MAM, WWF – andiamo in piazza della Scala a fare un carosello attorno al monumento di Leonardo per premere sul palazzo (Marino, in questo caso) affinché si decida ad intervenire significativamente a favore della mobilità ciclistica.

Tempo fa, per portare altri esempi, siamo eversivamente scesi in massa con le nostre bici in metropolitana per sbloccare, riuscendoci, il tira e molla di coloro che in ATM non si decidevano a concedere la possibilità di entrare sui treni con le bici. E siamo pronti anche ora ad altre iniziative del genere, qualora l’ATM continuasse a non decidersi a sviluppare, come da noi ragionevolmente richiesto da troppo tempo ormai, l’integrazione modale bicicletta-mezzo pubblico di trasporto (e cioè, non solo estensione del servizio di trasporto bici, ma anche pubblicità istituzionale di questo servizio, parcheggi depositi e noleggio bici, facilitazioni per portare su e giù le bici in metropolitana, ed altro ancora).

Recentemente, siamo andati a costruire un pezzo di pista ciclabile in piazza Conciliazione – e a causa di questa pratica dell’obiettivo, consapevolmente illegale, siamo anche stati sanzionati dalla Polizia Municipale – per denunciare l’inerzia decennale del Comune a risolvere questo nodo di conflitto tra bici e mezzi motorizzati lungo l’unica pista ciclabile di Milano (da Via Caprilli al Parco Lambro).
E potremmo continuare con gli esempi di lotta.

Nello scorso settembre Antonio Colombo ha organizzato nella sua galleria di via Solferino una bella mostra sull’esperienza dei provos olandesi degli anni '60.
Qualcuno, che al tempo dei provos non era ancora nato, è rimasto folgorato da questa esperienza e così, associandola concettualmente a qualche attuale azione no global, ha deciso di far decollare a Milano la nuova iniziativa critical mass del giovedì sera, successivamente esportata a Roma, Torino ed in altre città.
Queste iniziative di coincidenze organizzate hanno raccolto molte decine di persone e ne hanno fatto un fenomeno di cui anche i mass media si sono in più casi occupati.

Dadaisti(*) sono stati definiti, o si sono autodefiniti, i critical mass milanesi, quasi che l’obiettivo della loro azione fosse l’azione stessa. Ma noi pensiamo che un obiettivo lo abbiano, anche se ancora non esplicitato.

Per concludere, come abbiamo iniziato: noi di CICLOBBY Fiab non siamo sicuramente contro, ma non possiamo non evidenziare che abbiamo comunque una missione diversa dai critical mass. Come dire, offelee fa el to mesté, oppure unicuique suum. Anche se poi qualcuno di noi, certi giovedi sera (il raduno è alle 21,30 in via Mercanti), decide di partecipare pure lui a questi happening per vedere l’effetto che fa.
Un solo consiglio agli amici critical mass: non esagerate nel fare incazzare gli automobilisti e nell’infrangere gratuitamente le regole del Codice della Strada.

Eugenio Galli e Luigi Riccardi

(*) Dadaismo: atteggiamento artistico-letterario del primo Novecento, basato sulla negazione di tutti i valori razionali e riconosciuti e sull’esaltazione di quelli istintivi, elementari, infantili, gratuiti e arbitrari dell’individuo (Devoto-Oli)


Dal n. 4/2002 di Ciclobby Notizie

Critical mass e FIAB: anime a confronto

Sarà per l'attenzione che i mass media stanno dedicando da alcuni mesi al fenomeno. Sarà per le centinaia di persone che, sbeffeggianti, sfrecciano in sella alle loro bici bloccando il traffico. Sarà la curiosità verso un'entità nuova di cui ancora sfuggono i dettagli (la novità è tale peraltro solo per noi, visto che a San Francisco, suo luogo di nascita, esiste da dieci anni). Sia come sia, il critical mass continua a far discutere, dentro e fuori la nostra associazione. A Milano, ma anche in altre città italiane dove si sta man mano espandendo.
E la discussione è già, di per sé, un fatto positivo, nella misura in cui genera riflessione.

Per chi ancora non sapesse di che si tratta, il critical mass - o massa critica - realizza nei fatti una sorta di risposta all'impotenza del ciclista nel traffico, con un'inversione dei ruoli (in senso antagonista) tra bici e veicoli a motore: ciò che non è possibile al singolo ciclista, intimidito dal ruggito dei motori e dal traffico spavaldo, lo diventa nel momento in cui i ciclisti, attraverso delle "coincidenze organizzate", convergono in un luogo convenuto e formano una massa tale da fermare il traffico. "Noi siamo il traffico", dicono.

Diventano sempre più ricorrenti le domande: quali sono i rapporti tra noi e critical mass? Quali le analogie e le differenze tra Ciclobby Fiab e la massa critica? Come gestire il confronto con queste realtà? E' giusto avvicinarsi? E' meglio starne fuori?
Sarebbe sbagliato eludere il confronto, tanto quanto lo sarebbe un'analisi affrettata e acritica.

Tuttavia, nei limiti in cui questo spazio lo consente, ci sembra utile iniziare a offrire qualche spunto per meglio focalizzare il tema. E, per riuscire a intenderci, forse il confronto andrebbe spinto sia sul metodo sia sul merito.

L'elemento unificante del critical mass è il piacere di esserci. Qui e ora. Per andare non importa dove: quel che conta davvero è fare massa.
Il critical mass non è politicamente disimpegnato (anzi in certi momenti lo si potrebbe ritenere politicamente connotato), ma cerca un impegno che non sia fatto di rappresentanza, che non è in grado di esprimere, bensì di partecipazione diretta.
Un carattere distintivo del critical mass è infatti la spontaneità e l'assoluta mancanza di responsabili e di regolamenti. Non è mai esistita alcuna associazione critical mass e ogni manifestazione (posto che loro rifiutano questa definizione) deve avere caratteristiche di massima casualità, senza percorsi definiti, né capigruppo: non a caso parlano di "coincidenze organizzate".

Ancora, da quanto detto sopra discende che l'impegno del critical mass non è portato ad effettuare analisi, né ad esprimere una sintesi, ossia un programma, degli obiettivi, delle rivendicazioni, ma si compone, come in un caleidoscopio, della molteplicità delle sue anime presenti hic et nunc. Inutile quindi cercare piattaforme e proposte sui temi della mobilità ciclistica, siano essi quelli della bici come mezzo di trasporto o per il cicloescursionismo. La politicità del fenomeno si limita al fatto, senza dubbio assai importante, di dare visibilità alla bici e soprattutto alla bici in movimento.
Va da sé, quindi, che il contatto e il dialogo con le istituzioni, il momento della rivendicazione politica, tanto essenziale per noi di Ciclobby e della FIAB, per il critical mass non è minimamente cercato. E lo stesso rapporto con la stampa è vissuto dal critical mass come arma a doppio taglio per il timore di finire a corredo di qualche vetrina di tendenza.

Posto che non ci sembra possibile, senza snaturare la nostra storia e la nostra cultura, abdicare al momento del confronto anche con le sedi istituzionali, rinunciare all'intervento di promozione culturale trasversale, verso enti e istituzioni, cittadini singoli e associati, che ha contraddistinto la nostra azione (si pensi a tutti i temi, le proposte e le proteste che, localmente e a livello nazionale, abbiamo portato e portiamo avanti sui temi dell'intermodalità, delle reti cicloturistiche, della mobilità casa-scuola e casa-lavoro, dei diritti del ciclista e via elencando) è evidente che questo resterà un elemento distintivo del movimento cicloambientalista cui apparteniamo. Così pure il momento della sintesi, la capacità di elaborare proposte e progetti, ma anche di condurre proteste, e quello della rappresentanza di interessi, sono temi che ci appartengono e dei quali dobbiamo sentirci orgogliosi.

Vi è anche da dire che molte persone sono sempre più sfiduciate dal confronto che, oltre ad essere difficile (spesso occorrono sforzi immensi per produrre risultati minimi), si dimostra in molti casi inefficace sia per lacune nostre (discontinuità di azione spesso legata a limitatezza di risorse umane disponibili), sia per superficialità, disinteresse, incultura di molti interlocutori (si pensi alla considerazione in cui viene tenuta la ciclabilità presso il Comune di Milano, nonostante il pressing di Ciclobby Fiab che dura da quindici anni e più, ora rafforzato dalle attività del Gruppo Azione Bici che, coordinato da Ciclobby, raccoglie una composita e importante realtà associativa).

Ma anche al nostro interno, a riprova del mutamento di clima in corso, si moltiplicano le pressioni verso azioni più incisive. Sempre, però, finalizzate al perseguimento di obiettivi.
In questo senso ci sembra di poter dire che le nostre reciproche diversità rispetto al critical mass sono fonte di arricchimento e non dovremmo cercare inopportuni appiattimenti, bensì coltivare e valorizzare le differenze, partendo dalla conoscenza della storia, delle attività e del ruolo che il nostro movimento -incardinato localmente con Ciclobby, e poi articolato a livello regionale (Coordinamento FIAB Lombardia), nazionale (FIAB) ed europeo (ECF) - ha saputo realizzare nell'arco di quasi un ventennio, accreditandosi in molti casi come riconosciuto centro di competenza.

D'altro canto, e per concludere, è emblematico quanto dichiarato in un'intervista da Francesco Merra (il manifesto, 27 settembre 2002), che ha "inventato" il critical mass ad Andria, in provincia di Bari: "Vado in bicicletta da sei anni e ho sempre cercato di coinvolgere altra gente ad utilizzarla come mezzo di trasporto, ma in una città come Andria non c'era proprio niente da fare. Fino a quando..." l'incontro col critical mass ha permesso di portare in strada 150 persone, che, per una cittadina di centomila abitanti, sono davvero un record. Ma in quelle parole si ravvisano almeno due altri segnali molto rilevanti: la difficoltà di rappresentare istanze coinvolgendo più persone su obiettivi specifici, e, dall'altro lato, come, anche alla base dell'anima critical, alla fase nativa e in modo del tutto disorganizzato, possano esservi sensibilità da noi tutti riconoscibili e condivisibili.

Noi continueremo a sentirci liberi di partecipare alle iniziative critical mass, pur nella consapevolezza che la storia e la "missione" delle nostre associazioni sono sensibilmente diverse ed altrettanto irrinunciabili.

Eugenio Galli e Luigi Riccardi

Se, alla domanda di un automobilista bloccato "ma a che manifestazione state partecipando?" vuoi rispondere "e tu a che manifestazione stai partecipando?!?" allora le nostre strade si vanno ad incontrare. 

E cosa dice Critical Mass della/alla Fiab? Non può dire nulla, visto che non ha rappresentanti ufficiali. Ci limitiamo pertanto a riportare l'estratto della e-mail che un "appartenente" (... se così si può definire) di Critical Mass ci ha scritto. E' più che altro un invito .... "se vi piace, venite anche voi".

 

Massa Critica è senza etichette, non ha rivendicazioni particolari (se non tutte quelle che a ogni singolo vengono in mente) ed è aperta a tutti quelli che sanno andare in bici e ne hanno voglia, qualsiasi siano le loro idee politiche e anche se adorano il gelato all'amarena e la zuppa liofilizzata.

Non è una manifestazione autorizzata, è un incontro casuale di ciclisti. E' una forma moderna -e futura- di traffico urbano, civile e non inquinante. Non opera lobbing sui politici per avere piste ciclabili - come la FIAB - non perché non voglia piste ciclabili -anzi!- ma perché non c'è nessuno delegabile per "trattare", né nessuno con abbastanza pelo sullo stomaco per "dialogare" con le pubbliche autorità.

Se ti va di far qualcosa in questo senso, se ti piace l'idea, se vuoi stupire i vigili e se, alla domanda di un automobilista bloccato "ma a che manifestazione state partecipando?" vuoi rispondere anche tu "e tu a che manifestazione stai partecipando?!?" allora le nostre strade si vanno ad incontrare. La follia dell'andare in auto nelle città non è spiegabile agli ignavi se non andando in bici e mostrando loro che spostamento è gioia.

E poi, diciamocelo francamente, a molti di noi piace di cuore sentire che a Firenze o a Canicattì, per un pomeriggio, migliaia di automobilisti si sono dovuti scontrare con la realtà allucinante di ciò che loro stessi hanno prodotto - ovvero il caos di un traffico impazzito.

Questo è l'estratto di un intervento di un illustre membro del Consiglio Nazionale FIAB che ha espresso la propria voglia di partecipare ad un appuntamento di Critical Mass. Come dire? .... l'invito è stato già raccolto e "ai massimi livelli".

 

Ritengo che la FIAB debba confrontarsi con qualsiasi movimento che si interessi di mobilità ciclistica ( ma non solo) e che si faccia sentire rivendicando più spazio per la mobilità non motorizzata.
Non commettiamo l'errore di guardare dall'altro della nostra pluriennale esperienza e serietà di lavoro chicchessia si impegni sui nostri temi.
E poi, diciamocelo francamente, a molti di noi piace di cuore sentire che a Firenze o a Canicattì, per un pomeriggio, migliaia di automobilisti si sono dovuti scontrare con la realtà allucinante di ciò che loro stessi hanno prodotto - ovvero il caos di un traffico impazzito.
Per quanto riguarda il piano della "legalità" - loro stanno fuori della legalità e noi no - non limitiamoci a fare del moralismo senza senso; la legalità, oggi, è quella degli automobilisti, domani potrebbe essere altra; proviamo a costruirla insieme.

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