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Contromano a Londra?
Il
Corriere della Sera annuncia l'esperimento londinese del
"contromano". La Fiab controbatte che in molti Paesi d'Europa è
già una realtà (il "controsenso")
Il Corriere della sera
annuncia l'esperimento a Londra del "contromano per i ciclisti",
il 17 settembre 2009 in questo blog di fabio Cavalera "Bicicletta
libera in contromano" e quindi, sentendo anche la FIAB, il 18
settembre in questo articolo Biciclette
contromano a Londra L' ultimo incentivo per i ciclisti.
Non contromano ma
controsenso!
Il Corriere della Sera fa certamente buona informazione, utilizzando
l'interessante notizia londinese per parlare di "incentivi ai
ciclisti".
Si parla di Londra, dove ad un sindaco di sinistra pro-bicicletta è
succeduto un altro di destra sempre pro-bicicletta, tanto per smentire l'italianissima
idea che su ogni cosa si deve stare sempre su fronti contrapposti e che
ognuno deve disfare quel che ha fatto il suo vituperato predecessore.
Peccato decisamente per quel titolo sbagliato, infatti andrebbe chiarito che
nessuno vuol permettere ai ciclisti di andare contromano (che sarebbe
a sinistra in Italia e viceversa a Londra) ma si discute piuttosto di
permettere ai ciclisti la percorrenza di alcuni sensi unici nella direzione
opposta a quella prescritta per gli autoveicoli. Potremmo parlare
quindi, se proprio, di controsenso più che di contromano.
Controsenso è buon
senso!
E, se vogliamo fare un gioco di parole, il controsenso per i ciclisti
non va contro il buon senso, anzi!!
Per attuarlo in molti Paesi si sono disegnate corsie ciclabili per terra
(ovviamente dove è possibile) o, come ad es. a Monaco di Baviera, ci si è
limitati a mettere della segnaletica all'inizio della strada.
Noi della FIAB siamo stati in visita di studio in molti Paesi nord-europei
dove i tecnici comunali addetti alla viabilità ciclistica ci hanno sempre
riferito che questi provvedimenti funzionano benissimo e non sono pericolosi
(i ciclisti non stanno commettendo un'infrazione, visto che è permesso, e
gli automobilisti sanno bene che possono provenire dalla direzione opposta e
stanno attenti).
Anche in Italia alcune città hanno cominciato a costruire corsie
"controsenso" per i ciclisti o, più genericamente, ad
autorizzarli a circolare nella direzione contraria a quella prescritta agli
autoveicoli (e quindi se si vuole SI PUO' FARE). Sono però "mosche
bianche" in un panorama dove il ciclista non è considerato (nota 1).
Perche?
Nei nostri centri storici (ma non solo), a causa dei sensi unici (necessari
per regolare il flusso degli ingombranti mezzi a motore) spesso
si costringono le auto a fare lunghe deviazioni. Facile con un motore
prendere una trafficata Circonvallazione e fare 3 km per raggiungere una
destinazione che in linea d'aria è solo di 1 km!! Ma perchè il ciclista
dovrebbe fare altrettanto? Quando passando per certe strade (a volte tratti
brevissimi) gli si risparmierebbe inquinamento, pericolo, giri dell'oca? Le
deviazioni imposte alle auto scoraggiano l'uso della bicicletta (ed
incoraggiano le infrazioni dei ciclisti). Non ci sembra poi che in città
alle auto si impongano gli stessi divieti e percorsi vigenti per i TIR,
perchè allora alle bici si impongono quelli delle auto? Mistero. O meglio
è chiarissimo che IN ITALIA NON SI VUOLE INCENTIVARE L'USO DELLA
BICICLETTA.
Se si volesse veramente incentivare l'uso della bicicletta allora non
sarebbe un problema "fornire" ai ciclisti percorsi diretti e
sicuri (e non si tratta neppure, a ben vedere, di un provvedimento
necessario per tutti i sensi unici ma sicuramente per quelli che sono
strategici per realizzare dei percorsi diretti, in genere periferia-centro
ma non solo).
Contributi FIAB
Quali contributi FIAB alla discussione e all'informazione pubblichiamo qui:
-
l'intervento di Eugenio Galli "Biciclette
contromano a Londra"
-
il documento dell'Ing. Enrico Chiarini (coordinatore Gruppo Tecnico FIAB)
La
circolazione delle biciclette in doppio senso di marcia. Trattasi di
una disamina "tecnica" di ciò che si può fare in base alla
normativa vigente (e ad una interpretazione ministeriale). Chiarini premette
che "In seno alla FIAB è aperto un dibattito su come interpretare e applicare alcune norme stradali, sul valore da attribuire ai pareri e chiarimenti ministeriali in materia. Le valutazioni riportate nel presente documento non sono condivise in tutti i loro aspetti, ma si è ritenuto di scriverle per fissare il punto di arrivo di un proprio percorso formativo e di studio, che potrà anche modificarsi a seguito di successivi confronti in ambito FIAB, evoluzioni normative ed
interpretative.
-
aggiungeremo in queste
pagine ulteriori contributi ove dovessero pervenire.
Stefano Gerosa,
vice-Presidente Fiab e webmaster
(nota 1) E,
di fronte alle richieste dei ciclisti urbani della FIAB, si oppongono le
solite frasi fatte ("non è sicuro") oppure, per non rispondere
nel merito, ci si unisce all'odierno linciaggio dei ciclisti che commettono
infrazioni, , scatenato dai recenti provvedimenti incostituzionali. Data
l'assenza di controlli nelle strade, nell'incapacità di reprimere i veri
comportamenti scorretti di alcuni ciclisti (salvo il solito indiscriminato
"colpire nel mucchio", anche l'infrazione più innocua), questa è
adesso diventata la scusa più ricorrente per rispondere "nisba"
alle giuste richieste di tutela ed incentivazione della mobilità ciclistica
(quasi che, applicando questa stessa logica, non si volessero costruire più
strade ed autostrade perchè circa un 20% degli automobilisti regolarmente
ed impunemente viola i limiti di velocità vigenti ... vorremmo vedere).
BICICLETTE
CONTROMANO A LONDRA
di
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY Milano e
responsabile Servizio legale FIAB)
Ciò
che viene annunciato come innovazione a Londra, ossia la
possibilità per le bici di percorrere nei due sensi le
strade a senso unico per i veicoli, è in realtà già da
tempo nelle regole e nelle prassi di molti Paesi europei.
Così
è in Francia, Germania, Olanda, Austria…
Così
è a Bordeaux, a Strasburgo, a Vienna, a Berlino, ad
Amsterdam…
Alla
regolamentazione del “doppio
senso per le bici su strade a senso unico” si
riconosce, in tutte le realtà dove il provvedimento è
stato adottato, un duplice vantaggio.
Per
il ciclista, che abbrevia il suo percorso evitando le lunghe
deviazioni alle quali sarebbe costretto se fosse obbligato a
seguire, al pari della generalità degli altri veicoli, le
prescrizioni dei sensi unici.
E
per la sicurezza stradale, che viene favorita dalla
reciproca visibilità tra ciclista e conducente del veicolo
che proviene in direzione opposta.
Così
come, in altri Paesi, il codice della strada ha fatto propri
da ormai diversi lustri i princìpi della cd. “moderazione
del traffico”, mentre in Italia questa tecnica di
organizzazione della mobilità ancora si scontra con la
solida cultura dell'automobile.
Non
mi pare dunque che l’Italia “più
che cambiare le regole preferisce farle rispettare”.
Il
nostro Paese infatti non brilla particolarmente dal punto di
vista dei controlli sulle strade.
Semplicemente,
l’Italia, fino ad ora, ha deciso di continuare a non
considerare concretamente le esigenze di una mobilità
dolce, leggera e razionale quale è quella in bicicletta.
Ancorandosi
ad argomentazioni che appaiono anche anacronistiche e frutto
di una considerazione che relega alla marginalità sulle
strade tutto ciò che è privo di motore. |
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Il
"Controsenso" in Italia. Bologna ne parla, a
Reggio Emilia funziona da 4 anni
A
Bologna se ne parla , seppur definendolo ancora erroneamente
"contromano" (vedi articolo su Repubblica: Il
Comune pensa di autorizzare bici contromano e sotto i
portici).
A Reggio Emilia invece la delibera che istituisce il
permesso alle bici di andare nei due sensi anche in presenza
del senso unico (anche qui purtroppo è stato chiamato
"possibilità di andare contromano") è del
19/9/2005.
Il provvedimento non riguarda tutta la città ma il centro
storico istituito come "zona 30".
Le ragioni giuridiche su cui si basa si trovano nella nota
allegata, redatta dall'ufficio legale del Comune di Reggio Emilia,
a seguito di un ricorso al TAR contro il provvedimento
(ricorso che non ha avuto esito).
Oggi, a quattro anni dall'entrata in vigore, il
provvedimento è un successo. Il previsto aumento
catastrofico di incidenti, profetizzato da parte
dell'opposizione politica in Consiglio Comunale, non è
minimamente avvenuto. Infatti si è semplicemente
legalizzato un comportamento attuato da sempre dai ciclisti
della città. |
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