18/11/06 Ciclabili ancora misconosciute come risorsa economica
l'Adige 12/11/2006
Da Vermiglio a Bassano in pista ciclabile
Ecco tutti i progetti per potenziare l'attuale rete di 378 km
Trento da collegare alla Valsugana
La scommessa nonesa
Da Canazei, in alta val di Fassa, a Ponte Caffaro, ai confini con la provincia di Brescia; da Vermiglio fino a Bassano, in territorio veneto: tutto in bicicletta, in sicurezza, percorrendo le piste della rete ciclopedonale del Trentino.
È l'obiettivo cui sta lavorando il servizio ripristino e valorizzazione ambientale della Provincia autonoma, diretto da quel Pier Dal Rì contro cui si sono diretti gli strali della Uil per l'incarico speciale affidatogli dieci giorni fa dalla giunta Dellai per la «Promozione del lavoro sociale nella valorizzazione ambientale».
Ci vorrà qualche anno e, soprattutto, oltre 36 milioni di euro, ma alla fine le piste ciclabili del Trentino costituiranno un esempio per tutt'Italia e una realtà all'avanguardia anche in Europa. I 400 chilometri di tracciato previsti nel piano generale varato nel 1994 stanno per essere raggiunti.
Attualmente il Trentino può contare su 378 chilometri di piste, di cui 287 a uso esclusivo e 91 a uso promiscuo (bici e veicoli dei residenti). In fase progettuale o a cantiere già avviato ci sono altri 79 chilometri di tracciato. In futuro si arriverà a circolare praticamente in tutta la provincia su percorsi protetti.
L'architetto Pierluigi Dal Rì - 57 anni, originario di Mezzocorona - assieme a Marcello Pallaoro, direttore dell'ufficio piste ciclopedonali, ha accettato di fare il punto della situazione.
VALLE DELL'ADIGE. È la pista più lunga di tutto il Trentino: misura 80,670 chilometri da Cadino a Borghetto (91,430 con le bretelle). Attualmente si sta lavorando (4 milioni il costo) per realizzare i collegamenti tra il ponte di Villalagarina e il ponte di Isera (2.162 metri) e tra Pilcante e il casello autostradale di Ala-Avio (3 km) e si sta definendo il progetto per costruire un ponte sull'Adige all'altezza di San Michele . In futuro si realizzeranno 12 chilometri di collegamenti con i paesi di Ravina , Romagnano e Aldeno (spesa 3 milioni) e la bretella Nomi - Villalagarina (800 mila euro). Nella Piana Rotaliana due i cantieri in corso: il collegamento Mezzolombardo - ponte della Retta (500 metri) e il sottopasso ferroviario tra S. Michele e Mezzocorona (2.210 metri). In futuro ci si intende spingere fino alla Rocchetta.
VALSUGANA. Parte da Calceranica e arriva al Pianello su un tracciato di 44,440 km. Restano da realizzare i quasi venti chilometri per arrivare a Trento. È già stato appaltato il progetto per collegare lungo il lago, con tratti anche in passerella, Calceranica a San Cristoforo (5 km, un milione e 200 mila euro la spesa). C'è il progetto preliminare per arrivare da San Cristoforo fino a Civezzano (9,4 km). Poi, per arrivare a Trento, quando sarà agibile il nuovo tunnel di Martignano si potrà utilizzare la vecchia strada dei Forti già recuperata quale corsia preferenziale per corriere e autobus. Nel frattempo si stanno completando la bretella per Villa Agnedo (1.000 metri) e il raccordo tra il ponte sul Brenta di Borgo e località Spagolle a Castelnuovo (1.200 metri) e a Roncegno si sta appaltando il progetto per collegare la ciclabile al paese ed eliminare il passaggio nella zona della cava. In Valsugana, a livello di promozione turistica, sulle ciclabili si scommette molto. Così nei prossimi due anni la Provincia vuole imprimere un'accelerata ad altri due progetti: la pista ciclabile della valle dei Mocheni , da Pergine fino a Palù, e il collegamento tra Pergine e la pista Baselga di Piné - Bedollo che a quel punto, coinvolgendo cinque comuni, diventerà di competenza provinciale. E a est, in Veneto, si attende che la pista venga allungata da Cornalè a Bassano.
VALLI DI FIEMME E FASSA. Si stanno concludendo i lavori per la variante del centro fondo di Tesero e per collegare Predazzo a Moena (8.673 metri), che permetteranno ai ciclisti di viaggiare da Molina di Fiemme fino a Pozza di Fassa in tutta tranquillità. Poi si penserà ad arrivare fino a passo San Lugano (4,5 km) da una parte e ad Alba di Canazei dall'altra: c'è il progetto definitivo per Pozza di Fassa - Mazzin (7 km), non ancora quello per Mazzin - Alba (6,5 km).
VALLE DI NON. È la scommessa più ardita. Ad oggi non esiste un metro di pista ciclabile in tutta la valle. Il primo progetto che andrà in porto sarà il percorso ciclopedonale dell' Alta valle di Non che, su un itinerario di 25 chilometri, collegherà nove comuni. L'ambizione è però quella di collegare la Rotaliana alla valle di Sole. Non sarà un tracciato cicloturistico, che prevede una pendenza massima del 7%, perché la morfologia del terreno non lo consente. La pista potrà arrivare fino alla stazione di Crescino della ferrovia Trento-Malé. Lì partirà un tracciato riservato soltanto alle mountain-bike oppure sarà prevista la possibilità di caricare la bici sul treno e salire fino a Dermulo . L'altro nodo è il collegamento tra Cles e il ponte di Mostizzolo . Esiste già un progetto preliminare per un percorso lungo 3,5 km dal costo di 3 milioni e mezzo. È però in stand-by in attesa delle decisioni politiche sulla viabilità principale. Se infatti verrà realizzato il tunnel sotto il monte Peller, l'attuale tratto di statale potrebbe diventare a senso unico e ci sarebbe lo spazio anche per ricavare la ciclabile. Potrebbe essere l'alta valle di Non a collegarsi prima con Mostizzolo con una pista in partenza da Cis e ricavata su stradine recuperabili del Consorzio di bonifica e quindi già destinate a uso civico collettivo.
VALLE DI SOLE. Dal ponte di Mostizzolo a Cogolo, è stata la prima pista ciclabile realizzata in Trentino (34,5 chilometri). C'è già il progetto per la variante di Commezzadura . In futuro si pensa di collegare Vermiglio a Fucine di Ossana (6 km e 2 milioni di euro) e di realizzare la pista in valle di Rabbi (11 km e 4 milioni.
VALLE RENDENA. Finora può contare su due tratti: dal lago di Ponte Pià a Tione (7,9 km) e da Villa Rendena a Carisolo (15 km). Sono in corso gli espropri per collegare Tione a Villa Rendena (3 km) in base al progetto redatto dall'ingegner Eugenio Binelli (ex assessore provinciale) che prevede costi per 2 milioni e 270 mila euro.
VALLE DEL CHIESE. La pista attualmente va da Condino al lago d'Idro (28 km). Si stanno espropriando i terreni per spingersi da Condino fino a Pieve di Bono (7.230 metri e 1 milione e 183 mila euro), mentre è stato inserito nei patti territoriali il progetto Bondo-Lardaro (5.250 metri e 550 mila euro). È stato affidato il progetto preliminare per il tratto tra Tione e Breguzzo-Bondo (5 km e 2,6 milioni di euro). Per completare il percorso poi basterà collegare Lardaro con Pieve di Bono , un tracciato di 3.500 metri da realizzare assieme al servizio opere idrauliche.
VALLE DI LEDRO. È stato appaltato il progetto per la pista che partirà dal lago d'Ampola e finirà a Molina di Ledro (13 km e 971 mila euro). La pista non potrà essere collegata né alla valle del Chiese (troppo il dislivello), né a Riva del Garda (la vecchia strada del Ponale è un sentiero che si percorre a proprio rischio e pericolo). Invece si ipotizza di creare una pista in valle di Concei (5 km, costo 800 mila euro.
VALLE DEI LAGHI. Già realizzati i tratti Torbole - Dro (15 km) e Pietramurata - Sarche (4 km), si stanno appaltando i lavori per collegare Pietramurata a Dro (6.350 metri) e Terlago a Vezzano (6.300 metri). È stato affidato il progetto preliminare per il tratto Vezzano - Sarche (8 km e 3 milioni di euro). Si sta inoltre elaborando il progetto definitivo per una bretella che porti al lago di Cavedine con due ponticelli (900 metri e 500 mila euro). Rimarrà un sogno, invece, arrivare a Trento. «Potremo al massimo raggiungere il Pasiel - spiega Dal Rì -. Abbiamo compiuto sopralluoghi lungo il rio Vela per verificare la fattibilità di collegarsi alla città, ma è tecnicamente impossibile».
(GUIDO PASQUALINI)
Rotaliana, tutti a scuola in bici
«Dobbiamo eliminare gli scuolabus. Facciamo andare a piedi i nostri giovani studenti, anche sotto la pioggia tanto non arrugginiscono, così diventeranno bravi sportivi, perché ormai adesso non sanno più nemmeno camminare». La provocazione l'ha lanciata tre settimane fa il presidente del Coni trentino Giorgio Torgler con un intervento sul nostro giornale.
E Pierluigi Dal Rì è intenzionato a raccoglierla: «Tra un paio d'anni - spiega - la rete ciclopedonale della Rotaliana sarà completata e sarà così possibile spostarsi da un paese all'altro in tutta sicurezza. Stiamo così pensando di offrire uno "scambio" agli studenti della Piana: loro rinunciano all'abbonamento allo scuolabus, noi gli forniamo la bicicletta, dotiamo le scuole di parcheggi coperti e di una zona spogliatoio. Li invitiamo ad andare in scuola tutto l'anno in bici, che piova o ci sia il sole. Noi ci impegneremo a sgomberare la neve». «All'inizio - ragiona il dirigente della Provincia - probabilmente accetteranno la sfida soltanto una trentina di studenti, quelli che già praticano il ciclismo. Ma se il test sarà positivo e magari ci si accorgerà che questi ragazzi trascorreranno l'inverno con meno magagne degli altri, l'anno successivo il numero potrà aumentare. E forse scopriremo qualche altro campione su due ruote».
Dal Rì ha un altro progetto ambizioso nel cassetto: la pista «Pedeparco», un tracciato che percorra i confini del parco Adamello - Brenta sulle tracce dell'orso bruno. «Si tratterebbe di utilizzare la pista ciclabile della valle di Sole, ridiscendere in Rendena attraverso Campo Carlo Magno, arrivare a Ponte Pià e di lì portarsi sull'altopiano della Paganella attraverso San Lorenzo in Banale e Molveno. Il tracciato scenderebbe poi in Bassa Anaunia e poi risalirebbe la valle di Non in destra Noce attraverso Denno e Flavon. Vicino a Tuenno c'è il punto più delicato da risolvere, l'attraversamento di una gola che potrebbe però essere possibile utilizzando una vecchia strada romana percorribile anche con una city bike. Poi si tornerebbe in valle di Sole».
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l'Adige 17/11/2006
«Ciclabili, un business non sfruttato»
Dal Rì suona la sveglia: «Il mondo economico trentino è assente»
«Possibile che le agenzie viaggi tedesche e quelle venete sappiano tutto delle piste ciclabili del Trentino e quelle della nostra provincia non riescano a vendere un pacchetto legato a questa risorsa? A un convegno a Padova l'ho anche detto: "Se noi avessimo la vostra imprenditoria e voi la nostra capacità programmatoria e le nostre risorse, saremmo una potenza"».
L'architetto Pierluigi Dal Rì, dirigente del servizio ripristino e valorizzazione ambientale della Provincia, è un fiume in piena. Dopo aver costruito una rete fatta (finora) di 378 chilometri di piste ciclabili in tutto il Trentino, ora è pronto a una nuova scommessa: trasformare questa risorsa in una opportunità di business. Le potenzialità ci sono, visto che in un anno (da luglio 2005 a luglio 2006) i contabici hanno registrato oltre un milione di passaggi.
La giunta provinciale ci crede. Per questo nel bilancio 2007 ha stanziato 12,5 milioni di euro per la rete delle piste ciclabili. E anche per questo ha promosso Pier Dal Rì dirigente generale (nomina finita nel mirino della Uil) con un incarico speciale a partire dall'1 gennaio 2007. Fra gli altri compiti avrà infatti anche quello di «perseguire una ricerca di forte integrazione della rete delle piste ciclopedonali assicurando una sua ricaduta nel contesto economico provinciale con il coinvolgimento di soggetti del mondo imprenditoriale per una sinergia operativa nel campo promozionale nella gestione dei servizi e per la valorizzazione di un turismo in bicicletta attraverso tutto il territorio trentino». Così, al momento, non è.
Perché gli albergatori trentini hanno un po' di puzza sotto il naso e al turista sudato in bicicletta preferiscono quello che arriva fresco grazie all'aria condizionata del pullman: «Un'indagine commissionata dal ministero del Turismo - racconta Dal Rì - spiega che ci sono cinque milioni di tedeschi interessati a trascorrere una vacanza in bicicletta in Italia. Spesso telefonano ai nostri uffici per chiedere informazioni, ma la Provincia non è né un albergatore, né un'agenzia viaggio».
Il futuro si chiama pacchetto vacanza su due ruote: 8-10 giorni da trascorrere in Trentino percorrendo ogni giorno un tracciato diverso anche sfruttando gli interscambi con la ferrovia del Brennero, la Trento-Malé e la Valsugana o i trasferimenti con i pullmini. «C'è un target di persone, gente dei ceti medio-alti di una certa età, che è interessatissimo a proposte del genere. Le piste ciclabili sono palestre a cielo aperto in cui si può apprezzare anche il senso del bello. Il nostro slogan è "più giardino che strada". Per questo, nonostante le numerose richieste, rifiutiamo l'apposizione di manifesti pubblicitari ai lati delle piste». «Il problema - continua il dirigente - è, ad esempio, che in Trentino esistono centinaia di scuolabus ma praticamente nessuno che abbia un carrello per il trasporto delle bici. Uno arriva a Riva e dovrebbe trovare un mezzo per farsi portare in valle di Ledro senza avere una macchina al seguito».
Gli unici ad aver compreso la potenzialità turistica delle piste ciclabili sono contadini ed allevatori: «All'inizio erano contrari perché si espropriavano i terreni per realizzare le piste. Adesso i ciclisti sono gli unici a scambiare qualche parola di apprezzamento con gli agricoltori. Si fermano, discutono e magari comprano le mele o il latte. Al bicigrill di Nomi al mattino ci sono più atomizzatori che auto. I contadini del posto vanno lì, bevono un bianco, si intrattengono con i tedeschi e fanno i promoter del Marzemino. È un turismo di passaggio che parla e porta soldi, non come quello sull'autostrada che procura benefici soltanto agli autogrill».
Anche a livello di albergatori qualcosina si sta muovendo: «La signora Moser, 84 anni, titolare dell'albergo omonimo di Nave S. Felice, è venuta da noi a chiedere informazioni perché vuole ristrutturarlo e farne un bike hotel con deposito e officina per le bici. In questo senso si sta muovendo anche il Lord Hotel di Faedo acquistato da Marta Sala».
Ma gli spazi d'azione sono anche altri: «Il nostro obiettivo - dice Dal Rì - è creare una rete di ciclabili che siano collegate a strade forestali per le mountain bike o alle grandi salite, tipo Panarotta, Bondone o Menador, per gli appassionati del ciclismo di fatica. Servono quindi maestre e guide. Ma poi penso anche al noleggio delle bici: uno dovrebbe poterla prendere in affitto a Mezzocorona e lasciarla a Venezia, esattamente come accade per le auto».
«Su questi fronti - conclude il dirigente - il mondo economico trentino è assente. Possibile che le cartine delle piste ciclabili le abbia realizzate il servizio ripristino e valorizzazione ambientale e non l'Apt? A Trentino spa sono più fulminati per i Suoni delle Dolomiti che per le piste ciclabili». Quando si riterrà soddisfatto? «Il giorno in cui una nostra agenzia viaggi riuscirà a portare un cubano a pedalare in Trentino invece che a portare i trentini a fare vacanza a Cuba».
(GUIDO PASQUALINI)
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l'Adige 18/11/2006
Dalla Norvegia, per pedalare
E il Cta si attrezza: comprati 3 carrelli per 40 bici
L'impressione è che qualcosa si stia muovendo ma che il ritardo sia forte e che le accuse di Pier Dal Rì non siano campate in aria. In un'intervista pubblicata ieri dal nostro giornale, il dirigente del servizio ripristino e valorizzazione ambientale della Provincia sosteneva che le piste ciclabili del Trentino sono una risorsa non sfruttata dal punto di vista economico in cui, paradossalmente, credono più gli imprenditori stranieri che quelli locali.
«Quello di Dal Rì è un messaggio forte e intelligente che condivido - afferma Claudio Miorelli , direttore generale di Trentino Spa -. La rete delle piste ciclabili è un'infrastruttura meravigliosa che attualmente trova più corrispondenza nei turisti che negli imprenditori. Ogni servizio genera un giro d'affari: questa delle piste ciclabili è un'opportunità che merita maggiore attenzione».
Ma Trentino Spa che fa? «Stiamo realizzando un progetto interambito fra le varie Apt per mettere in rete tutte le offerte rivolte ai ciclisti, dai biker che percorrono strade forestali e sentieri alle famiglie che sono più interessate alle piste vere e proprie. Non basta pubblicizzare gli eventi e i percorsi, dobbiamo mettere in rete anche i servizi di supporto ai cicloturisti».
Lungo i tracciati l'offerta ricettiva è sufficiente? «Credo di sì - risponde Miorelli -. In Trentino abbiamo 2.500 strutture ricettive che rispondono a tutte le esigenze. E nelle zone turisticamente meno affermate attraversate dalle ciclabili sta crescendo l'offerta di agritur e bed & breakfast. Servirebbe uno sforzo da parte di tutti gli imprenditori, anche del piccolo affittacamere, nel segnalare l'eventuale disponibilità nel proprio esercizio di un locale in cui custodire le bici o i bagagli dei ciclisti. L'ambizione sarebbe arrivare a creare un club cicloturismo sul modello di quello già esistente del mototurismo, che costituisce un punto di riferimento per l'ospitalità dei centauri in Trentino».
Il cicloturista è poco attrattivo dal punto di vista economico? «È una leggenda metropolitana da sfatare. Ricordo che i primi surfisti sul Garda venivano considerati scapestrati senza una lira. Ora sono ritenuti ottimi clienti che spendono più di altri. Certo, hanno priorità diverse: a loro non interessa l'albergo a quattro stelle ma un ambiente piacevole e divertente. Lo stesso è accaduto con i turisti dei mercati dell'Europa dell'Est, all'inizio giudicati erroneamente poveri. Non dobbiamo valutare il mercato, è meglio che il mercato valuti noi».
Sull'esigenza di potenziare la ricettività per i ciclisti concorda anche Natale Rigotti , presidente dell' Associazione albergatori : «In effetti va compiuto un ragionamento sull'offerta nelle zone attraversate dalle piste ciclabili. Questo succede già con i parchi trentini con una cinquantina di alberghi che promuovono questo prodotto organizzando escursioni nelle zone parco. Le piste sono un'opportunità da sfruttare, adeguando le strutture ricettive in modo da rispondere anche alle esigenze dei ciclisti».
Non è che agli albergatori trentini i biker non interessano perché turisti poveri? «Tutt'altro. Nella zona del Garda, dove arrivano frotte di appassionati di mountain bike, i turisti arrivano con le bici caricate su Mercedes». E gli albergatori che fanno? «Facciamo la nostra parte per promuovere le piste ciclabili trentine. Sul tema di recente ho tenuto una relazione al consiglio nazionale di Federalberghi. E su tutti i nostri siti internet si possono trovare le informazioni che servono ai cicloturisti».
Se in Trentino le piste ciclabili sono poco considerate, in Norvegia sono una realtà conosciuta. «Siamo in contatto - rivela Enzo Imperio , responsabile turismo del Consorzio trentino autonoleggiatori - con un tour operator norvegese che l'anno prossimo sarebbe interessato a organizzare pacchetti vacanza in Trentino per gruppi di 20-25 cicloturisti».
Ma il Cta è attrezzato? «Proprio negli ultimi tempi - risponde Imperio - tre autonoleggiatori delle zone del Garda, della valle di Fiemme e della Valsugana hanno acquistato carrelli in grado di trasportare fino a 40 bici al traino di pullman di 50, 35 e anche 25 posti. Poi ci sono altre tre-quattro ditte che hanno carrelli per 10-15 bici». L'assurdo è che finora questi carrelli sono stati utilizzati più per trasportare le nostre scolaresche a percorrere la Dobbiaco-Lienz che per trasferire turisti da una ciclabile trentina all'altra: «Questa è una realtà consolidata in Germania, mentre da noi è un mercato non ancora lanciato. Servirebbe un forte sforzo promozionale da parte delle agenzie viaggio».
E qui la parola passa a Carlo Fiaschetti , presidente di Fiavet Trentino (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo). Che alle accuse di Dal Rì replica duramente: «Noi non possiamo vendere un prodotto che non conosciamo. La Provincia ci fornisca la mappatura delle piste ciclabili e ci spieghi quali sono le opportunità, che poi noi i turisti sappiamo dove andare a prenderli. Questo modo di fare è irritante: gli enti pubblici creano prodotti e dopo non sanno cosa farne. Vengano da noi che abbiamo accesso al mercato».
Ma le ciclabili sono o no una risorsa economica? «Sono un prodotto interessante, possono essere una nuova opportunità. In Alto Adige vendono tratturi come piste ciclabili che poi sono pieni di turisti tedeschi. Ma lì ci sono pacchetti turistici ad hoc».
E a chi spetta allestirli? «Alle agenzie viaggi, chiaramente. Non possiamo però essere noi a correre dietro a chi ha una risorsa da proporre. Se ci sono notizie interessanti, la Fiavet è sempre pronta a comunicarle anche ai non soci. Delle piste ciclabili ho parlato con Dal Rì due mesi fa. Gli ho lasciato numero di telefono e indirizzo e-mail. Non l'ho più sentito. Il nostro è un settore volutamente ignorato. Salvo poi essere regolarmente preso per i pochi capelli rimasti e trascinato in stupide polemiche».
(GUIDO PASQUALINI)
Per maggiori informazioni Vedi sito: www.ripristino.provincia.tn.it E-mail: pierluigi.dalri@provincia.tn.it
Notizia inserita da: Presidente Amici della Bicicletta di Trento Manuela Dematte (info@fiab-onlus.it) il 18/11/06 ore 23:22 |
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