16/03/12 Un Trentino che va a elettricità
TRENTINO 2 marzo 2012
Un Trentino che va a elettricità
Treni, bici, auto: la mobilità alternativa diventa una parola d'ordine
TRENTO. E' l'anno dell'intermodalità e del trasporto alternativo. L'assessore Alberto Pacher ha presentato le strategie provinciali per la mobilità del futuro immediato che vede un progressivo, ma accentuato disincentivo all'uso dell'auto privata e parallelamente una forte spinta verso sistemi alternativi sia nelle modalità che nell'uso dell'energia.
Ecco che spuntano come funghi le colonnine di ricarica elettrica, con la prospettiva di avere un parco mezzi circolante fatto di bici, moto e auto a corrente, oppure a idrogeno. Accanto a questo serve un piano di trasporto pubblico che garantisca le moderne esigenze di spostarsi da un luogo a un altro.
Il primo obiettivo è avere una ferrovia della Valsugana decisamente più competitiva e che svolga anche un servizio urbano tipo metro. In previsione c'è la completa elettrificazione e una dotazione di servizi che potranno essere gli stessi pendolari a richiedere con un sondaggio sul gradimento che verrà fatto a breve.
Ma poi c'è anche la Trento-Malè, futuro asse che arriverà fino al Not in località Desert. Ogni stazione darà l'opportunità di scambi tra mezzi "alternativi": la macchina si abbandona e si usano le ciclabili (previsto un ulteriore potenziamento con punti di sosta, ristoro e riparazione). Dove non ci sono, treni e bus saranno attrezzati per accogliere passeggero e dueruote.
-----------------------------------------
ADIGE 22.9.11
Macché Metroland, il futuro della mobilità in Trentino, almeno nell’immediato, è tutto sui pedali. Suona anche bene: «biciland». Meglio ancora: «pedaland».
Gerundio o no, l’idea è chiara: biciclette, sempre più biciclette in ogni, città, in ogni valle. Per garantire una mobilità sostenibile, almeno all’interno dei centri urbani.
Il progetto. È il sogno del vicepresidente della Provincia Alberto Pacher. Un sogno da un milione di euro, in attesa che per spostarsi da un centro e da una valle all’altra si realizzi quello del presidente fatto di fori, trafori e binari per tre miliardi e mezzo.
Il vicesogno, è realizzabile rapidamente: entro il 2012, il piano è quello di dotare i principali centri della provincia (Trento, Rovereto, Pergine dove il bike sharing è già partito, ma anche - è il caso di dirlo - a ruota, Riva e Arco) di un parco biciclette forte di 224 unità. Tutte elettriche, le cosiddette a pedalata assistita, per favorirne l’uso anche da parte di cittadini non proprio votati a scatti e volate e soprattutto anche lungo i tragitti in salita che da queste parti non mancano. Il tutto - nei piani della Provincia - con colonnine di ricarica elettrica (cinque quelle previste per ora), e utilizzabile con una smart card unica, per tutti i trentini.
Libertà totale. «E magari inserire il tutto nei badge per il trasporto pubblico - spiega Pacher - perché il progetto è quello di permettere a un residente a Trento di partire da casa con la bici “pubblica”, arrivare in stazione, prendere pullman o treno, arrivare a Rovereto, prendere un’altra bici laggiù e andare al Mart e poi tornare a casa. Tutto con una tessera sola. La parola d’ordine insomma dev’essere multimodalità».
Che tradotto vuol dire libertà di muoversi in provincia senza stress e senza muovere la macchina dal garage.
Trentatrè trentini. Un piano che piazza Dante vuole traspformare in realtà come detto entro un anno e poco più. Ma nel frattempo, entro la fine di quest’anno, la Provincia darà l’esempio mettendo a disposizione dei propri diependenti, in città, 33 biciclette elettroassistite con cui questi potranno spostarsi da ufficio a ufficio. «Il tutto - spiega ancora Pacher - con tre stazioni di ricarica presso le strutture provinciali alimentate da pannelli solari e dunque autonome. E utilizzabile con il badge con cui i dipendenti “timbrano il cartellino”».
I costi. Per le bici provinciali, lo stanziamento previsto è di circa 150.000 euro, mentre per «pedaland», tra spesa per le 224 bici e per le colonnine di ricarica, con delibera del 23 dicembre scorso è stata stanziata una somma pari a 896.000 più iva. Che dovrebbero servire per acquistrare le 224 bici elettriche (mediamente costano 1.000 euro l’una) e per realizzare le «postazioni» di utilizzo: pensiline che secondo i piani della Provincia dovrebbero essere pronte entro il settembre del 2012 - con l’avvio del servizio proprio tra meno di dodici mesi - e dovrebbero essere in tutto 32, per il momento concentrate nei tre centri dove il bike sharing «alla vecchia», ovvero con bici normalissime è già attivo: sedici a Trento, dieci a Rovereto e sei a Pergine.
Il turismo. Nel frattempo, mentre mamma Provincia si impegna amorevole a convincere i figlioli suoi a pedalare di più, da soli e senza le rotelle (della macchina) sembrano arrivare notizie non troppo buone per il trentino che in bici si diverte anche, o si diverte e basta, e per i turisti.
Uno dei piatti forti dell’offerta turistica, rischia infatti di presentarsi d’ora in poi leggermente scarso di «sale». Fatto il grosso, con 400 km esistenti, ora ne mancano 150.
Rete «monca». Ma sono tutti in forse: come mostriamo nella mappa qui a destra infatti, il piano ciclabile rischia di rimanere monco.
«Se soldi non ce ne sono, inutile fare voli pindarici: non si può fare molto - spiega l’architetto Marcello Pallaoro, responsabile dell’ufficio piste ciclabili -anche perché i 150 km circa (nella mappa in viola, ndr) che mancano, sono quelli più complessi dal punto di vista strutturale. Per asfaltare un argine, non ci vuole molto. Per costruire ponti, viadotti, sottopassi, mensole di sicurezza, invece si. Insomma, il rischio è quello che si è speso finora al chilometro, sia necessario spenderlo al metro.
Non solo cicloamatori. Ma dalle ciclabili arrivano anche notizie liete: «A breve sarà pronta la Terlago-Vezzano e a giorni avremo l’aggiudicazione della Trento-Lavis via Centochiavi, torri della Provincia e via Brennero. Lasciando l’esistente lungo l’Adige ai turisti e trasformando questa in una vera via di accesso alla città per i pendolari: solo ieri in via Brennero tra le 7 e le 19 abbiamo registrato 2.000 passaggi. È la strada giusta da seguire».
---------------------------
Va bene il progetto, ma poi? La risposta dei cittadini, è fondamentale. In questo senso, notizie incoraggianti arrivano dall’indagine sulla mobilità casa-lavoro svolta dal Servizio statistica di piazza Dante assieme al Dipartimento di sociologia dell’università di Trento, che ha interessato i 4.216 dipendenti provinciali (dagli impiegati ai dirigenti) che lavorano negli uffici del capoluogo e delle sedi periferiche. Insomma, tutti coloro che lavorano per la Provincia (escluso il settore scolastico) davanti a un pc.
Dati incoraggianti, perché hanno sottolineato come nella bella stagione, tra chi vive relativamente vicino all’ufficio e non deve compiere percorsi «impegnativi» (vive cioé nelle zone urbane dei fondovalle) siano più coloro che pedalano rispetto a coloro che guidano: 33,9% contro il 32,1%.
Insomma, impossibile chiedere a chi vive lontano - sobborghi collinari del capoluogo, residenti a decine di chilometri dal luogo di lavoro - di salire in sella (lo fa solo un «eroico» 1,9%), ma chi può, la bicicletta la usa.
L’auto resta il mezzo più utilizzato, e la ricerca boccia clamorosamente i mezzi pubblici: dati tutti inferiori al 10%.
Tra chi vive nei pressi dell’ufficio ci sono anche molti pedoni (23,2%). Curiosamente, chi va a piedi in estate va a piedi anche in inverno (23,6%), non così tra i ciclisti: in inverno il 33,9% cala al 16,2%. «Sono dati interessanti che ci fanno capire quanto margine possa avere ancora la diffusione di mezzi per la mobilità alternativa», ha commentato Pacher ieri mattina, alla presentazione della ricerca, interamente finanziata da fondi europei. Gli intervistati, hanno spiegato di ritenere ragionevole un tempo massimo di percorrenza del tragitto pari a 15 - 20 minuti, per poter pensare ad utilizzare la bicicletta. Di più, meglio di no. Tra coloro che hanno spiegato agli intervistatori (la ricerca è stata fatta via mail, coordinata dal professor Carlo Buzzi) di non utilizzare la bici, il 70% parla di percorsi troppo impegnativi e lunghi da coprire. Per questo Pacher punta forte sulle bici elettroassistite, che fanno senza dubbio sudare meno. Perché alla fine, fatica a parte, tutti concordano sul fatto che in città, in quanto a rapidità e comodità, le due ruote siano imbattibili. (Le. Po.)
Per maggiori informazioni E-mail: adbtrento@libero.it |